Dobbiamo assumere la posizione di una
sentinella che osserva chi entra e chi esce.
Si chiama anche posizione del
Testimone.
Ma qui c’è un problema: l’idea che il
Testimone sia qualcosa di permanente. Eppure, una sentinella ha un senso e una
funzione proprio perché osserva chi passa; quando non passa più niente, a che
cosa serve? E siamo sicuri che il Testimone sia lo stesso io che viene
osservato e concettualizzato?
C’è veramente un io che osserva tutto o
anche questo io è il prodotto di un processo non personale?
Non c’è motivo per trattare e considerare
noi stessi in modo diverso da come trattiamo e consideriamo ogni altro ente.
Processi transitori all’interno di un gigantesco processo di interrelazione.
È vero che noi siamo i soggetti dell’osservazione,
ma nel momento in cui siamo anche gli oggetti dell’osservazione, rientriamo nel
destino comune di apparenze temporanee, di attori che cercano invano il proprio
autore.
Perdere la testa sembra una perdita
irreparabile. Ma ciò che si perde era un’illusione, un’idea sbagliata. Non
perdiamo nulla, perché ciò che credevamo di possedere, anzi di essere, non lo
eravamo affatto.
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