Sembra che in qualche modo la
meditazione passi per la concentrazione. Ma che cosa intendiamo con questa
parola? In realtà esistono varie forme di concentrazione.
Di solito si pensa alla concentrazione
su un oggetto, che può essere interno (il respiro, una sensazione, un mantra, un
suono, un’immagine, ecc.) o esterno (un oggetto, un movimento, il camminare,
ecc.). Qui non sempre la distinzione fra interno ed esterno è certa, dato che
esistono oggetti che sono sia esterni che interni (per esempio un suono).
Poi esiste una concentrazione che non è
focalizzata, in due sensi: nel senso che si rivolge a tutto ciò che cade sotto
la nostra attenzione (oggetti multipli) o nel senso che non si rivolge a niente
di preciso. Se mi concentro sul fatto che sono presente in questo momento (la
presenza mentale) non ho un oggetto preciso, ma sono comunque focalizzato.
Ma, a questo punto, si presenta un’ulteriore
distinzione: posso essere concentrato sul fatto di trovarmi qui in questo
momento o sullo stesso processo con cui sono consapevole. Ci spostiamo dall’oggetto
alla funzione.
Questo spostamento è molto importante,
perché è l’unico che ci garantisca alla fine il risveglio.
Infatti, se guardo un oggetto (di
qualsiasi natura sia), rimango all’interno del rapporto soggetto-oggetto e di
certe convinzioni/convenzioni. Se invece mi sposto dall’oggetto alla funzione e
vedo chiaramente come si svolge il processo della conoscenza stessa, posso
saltare ad un livello successivo.
Dobbiamo arrivare alla realtà delle
cose. Se mi limito a pensare di essere, questa è soltanto un’opinione. Ma
potrebbe essere un’opinione infondata, un’opinione basata su una presunzione.
Pretendere di essere non è la massima
presunzione? E non è su questa opinione che si basa ogni nostra paura, la paura
del non essere?
La paura primaria è proprio quella ad
un certo punto di non essere più. Prima ero e poi non ci sono più.
Ma tutto questo scenario è vero o è una
costruzione della mente?
Dobbiamo concentrarci sulla nostra
funzione conoscitiva e sulle sue illusioni, sui suoi errori di valutazione.
Siamo veramente sicuri di essere?
Dobbiamo mettere in dubbio proprio
questa convinzione.
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