È
puerile pensare che la coscienza nasca all’improvviso nella storia evolutiva
per qualche intervento divino o per un caso fortuito. Già nelle prime forme di
vita è presente un principio di coscienza. Dagli aminoacidi all’ameba, dall’ameba
al pesce, dal pesce all’anfibio, dall’anfibio al rettile, dal rettile al mammifero,
dal mammifero all’uomo, l’evoluzione segue un percorso di progressivo
potenziamento della consapevolezza. Se quindi trovassimo un altro pianeta in
cui è fiorita la vita, anche lì ci sarebbero esseri dotati di una coscienza,
maggiore o minore.
Nel
nostro stesso mondo, attualmente convivono esseri viventi dotati di differenti
livelli di consapevolezza.
Non
possiamo dunque pensare che l’evoluzione finisca qui: ci dev’essere un
ulteriore passo, quello che oggi tutti stiamo compiendo, anche se non in
maniera lineare e non uguale per tutti.
C’è chi riuscirà a compiere questo passo e chi no.
Nei
nostri metodi di meditazione tentiamo proprio questo sforzo, che consiste nell’essere
sempre più consapevoli di noi stessi e dei nostri rapporti con il mondo, nell’uscire
dai soliti schemi ripetitivi, nel superare il dualismo mentale, emozionale e psicologico,
nell’acuire la sensibilità, nel rigettare il pensiero mitologico e nel trovare
un nuovo senso della realtà.
Dobbiamo
insomma essere consapevoli che stiamo contribuendo alla faticosa nascita di un
nuovo livello di coscienza.
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