I vescovi tornano all’attacco della
legge sulle unioni civili, ingigantendo il pericolo dell’utero in affitto.
Notiamo tra l’altro che tutte le
opposizioni politiche hanno sottolineato questa paura, tanto che c’è da
chiedersi se non sia stata la Chiesa a dettarne la linea.
Come se il corpo della donna non fosse
sempre stato il campo di scontro tra progressisti e reazionari, e non fosse
sempre stato strumentalizzato.
Non è un caso che tutte le religioni
paternalistiche battano su questo tasto: la sottomissione della donna al
maschio dominante.
Quello che è cambiato oggi sono le
tecniche di fecondazione, che possono essere disgiunte dall’unione sessuale.
Ma laddove la donna è considerata
inferiore e costretta solo ad avere figli, che differenza c’è rispetto allo
sfruttamento dell’utero in affitto? E quale sfruttamento del corpo della donna
non hanno compiuto le religioni?
Dunque, di che cosa ci si lamenta? Che
le si paghi un prezzo?
Già, vogliono continuare a sfruttarla
sena nemmeno pagarla. Tutto per amore, s’intende – e gratis.
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