Esistono situazioni, luoghi e persone
che producono in noi di primo acchito reazioni negative: fastidio, avversione,
antipatia, irritazione, ostilità e così via. Se per esempio ci troviamo in
compagnia di una persona sgradevole, diventiamo insofferenti e nervosi. In
questo caso non si può negare che lo stato d’animo sia stato provocato da
qualcosa di esterno.
Potremmo però lavorare su questa
reazione e scoprire anche aspetti positivi della persona. Così, a poco a poco,
la nostra risposta cambierebbe e noi potremmo restare calmi, indifferenti
oppure passare da uno stato negativo ad uno positivo. Qualche volta, anche
l’amore nasce così.
Che cosa è successo? Che la conoscenza e
una diversa valutazione hanno cambiato la nostra reazione.
Si tratta di un cambiamento non di poco
conto. Perché tutte queste reazioni hanno un impatto anche a livello
fisiologico e addirittura neurale.
Non è dunque vero che i nostri schemi e i
nostri comportamenti siano immutabili.
Naturalmente, può avvenire anche il
contrario: che uno stato d’animo nervoso, ostile, agitato o depresso ci faccia
vedere una persona, un luogo o una situazione sotto una luce negativa. In
questo caso, lo stato interiore ha influenzato il nostro rapporto con qualcosa
di esterno.
Per l’uomo, in sostanza, i fatti non
sono mai né completamente esterni né completamente interiori. Potremmo dire che
gli eventi e le nostre reazioni si situano in una zona intermedia e variabile,
in una interfaccia in cui l’esterno può influenzare l’interno e l’interno può
influenzare l’esterno.
Non c’è nessun evento che non debba
passare per la nostra interpretazione.
C’è insomma un ampio margine di intervento mentale.
Nessun commento:
Posta un commento