giovedì 5 maggio 2016

Il lavoro mentale

Esistono situazioni, luoghi e persone che producono in noi di primo acchito reazioni negative: fastidio, avversione, antipatia, irritazione, ostilità e così via. Se per esempio ci troviamo in compagnia di una persona sgradevole, diventiamo insofferenti e nervosi. In questo caso non si può negare che lo stato d’animo sia stato provocato da qualcosa di esterno.
Potremmo però lavorare su questa reazione e scoprire anche aspetti positivi della persona. Così, a poco a poco, la nostra risposta cambierebbe e noi potremmo restare calmi, indifferenti oppure passare da uno stato negativo ad uno positivo. Qualche volta, anche l’amore nasce così.
Che cosa è successo? Che la conoscenza e una diversa valutazione hanno cambiato la nostra reazione.
Si tratta di un cambiamento non di poco conto. Perché tutte queste reazioni hanno un impatto anche a livello fisiologico e addirittura neurale.
Non è dunque vero che i nostri schemi e i nostri comportamenti siano immutabili.
Naturalmente, può avvenire anche il contrario: che uno stato d’animo nervoso, ostile, agitato o depresso ci faccia vedere una persona, un luogo o una situazione sotto una luce negativa. In questo caso, lo stato interiore ha influenzato il nostro rapporto con qualcosa di esterno.
Per l’uomo, in sostanza, i fatti non sono mai né completamente esterni né completamente interiori. Potremmo dire che gli eventi e le nostre reazioni si situano in una zona intermedia e variabile, in una interfaccia in cui l’esterno può influenzare l’interno e l’interno può influenzare l’esterno.
Non c’è nessun evento che non debba passare per la nostra interpretazione.
C’è insomma un ampio margine di intervento mentale.



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