La mente normale è condizionata dall’ignoranza di sé. Non però nel senso che
si potrebbe credere: non conoscere la propria identità, non sapere bene chi si
è, non conoscere il proprio sé; il che presuppone che lo si possa conoscere. Ma
nel senso di non capire che questo “sé” o “senso di sé” è un costrutto mentale,
una semplice illusione.
Questa illusione fa parte della
grande beffa della vita che ci porta a credere di avere un io solido. Mentre
crediamo di essere dei soggetti definiti che agiscono, non siamo che parti
infinitesimali di un solo soggetto che non ha niente di individuale. Siamo
attori che recitano un canovaccio scritto da altri. Questi “altri” sono in
realtà tutti, l’insieme del mondo.
Quando scopriamo di non essere io
isolati, sparisce la paura che ci confina nel piccolo sé e nasce il sollievo della
liberazione dai limiti auto-imposti.
La coscienza pura che si può
raggiungere già ora non ha nessun senso di sé, poiché non ha né desideri né
sofferenze, ma si trova finalmente in pace.
La coscienza di sé, la coscienza
condizionata, esce da sé, dai propri limiti, per ritrovare la propria natura universale.
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