Un verso del Dhammapada dice: “Se rinunciando ad una felicità minore se ne
ottiene una maggiore, una persona saggia rinucerà alla prima per avere la
seconda”.
È una questione di buon senso e di
convenienza. Ed è il criterio da utilizzare quando abbiamo a che fare con i
desideri.
Ogni desiderio, infatti, mira al
proprio soddisfacimento immediato. Ma siamo noi che dobbiamo fare un calcolo di
convenienza.
Non si tratta di moralismo, ma di
intelligenza. Non si tratta di repressione, ma di massimizzazione. Si lascia perdere il piccolo per ottenere il grande.
In tal senso, un asceta può essere
un vero gaudente.
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