Di
questo argomento non si parla quasi mai, se non riferito alle altre religioni, per esempio all’Islam.
Ma anche da noi non si scherza.
Vi
ricordate il caso di Emanuela Englaro, con i preti che organizzavano cortei per
prolungarne le sofferenze? Che cosa è cambiato da allora? Niente. I nostri
mediocri politici si occupano di altro, soprattutto delle proprie prebende, e
non prenderebbero mai un’iniziativa che possa dispiacere alla Chiesa.
Eppure,
tutti i giorni qualcuno si spara, si impicca o si butta dalla finestra per
uscire da qualche dolore devastante, fisico o mentale. E i nostri pii religiosi
che cosa fanno? Niente. Magari fanno un po’ di carità, ma una legge per l’eutanasia
– mai. Non per cattiveria, non perché vogliano far soffrire la gente (o forse
sì?), ma perché ragionano in termini dogmatici.
Qualcuno
ha stabilito che la vita vada difesa ad ogni costo, e da quel momento basta!
Così, persone che si ritengono buone e inoffensive finiscono per essere
disumane.
La
disumanizzazione determinata dalle credenze religiose, spesso irrazionali, non
riguarda solo il fine-vita, ma anche il divorzio, l’aborto, il celibato dei
preti, l’omosessualità, gli anticoncezionali, la fecondazione eterologa e così
via. In questi casi non si ragiona con il buon senso, con una mente equilibrata,
con pragmatismo, con compassione umana, ma in base a principi, a dogmi, a
stereotipi, a valori “irrinunciabili”. Eppure, proprio in questa
irrinunciabilità sta la disumanizzazione operata dalle ideologie, religiose e
laiche.
Il
Papa parla delle malattie spirituali degli uomini di Chiesa. Ma la prima di
queste malattie è il dogmatismo.
Chi
formula norme astratte senza tener conto della realtà di tutti i giorni, non
può che disumanizzarsi.
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