sabato 31 gennaio 2015

Religioni e ingiustizie sociali

Che le religioni si trovino meglio con i regimi autoritari che con i regimi democratici è sotto gli occhi di tutti. Lo riconosce anche Curzio Maltese nel “Contromano” del 30-1-2015. Non è un caso che gli Stati islamici diano origine a società dove regna l’ingiustizia sociale e dove gli individui hanno ben pochi diritti. Non è un caso che la Chiesa si sia trovata suo agio e abbia stretto accordi con i grandi dittatori di questo secolo: Mussolini, Hitler e Franco. Non è un caso che in Sudamerica le gerarchie cattoliche siano convissute con i peggiori regimi fascisti e ne abbiano coperto i crimini. Non è un caso che la Chiesa abbia aiutato, nel dopoguerra, numerosi criminali nazisti a fuggire proprio in Sudamerica.
Le religioni non amano né la democrazia né la giustizia sociale. E qui non c’è più distinzione tra cristianesimo, islam e giudaismo.
È vero che ci sono organizzazioni religiose che praticano la solidarietà. Ma le attuali religioni sono corresponsabili di un mondo in cui “l’un per cento degli uomini dispone ormai delle stesse ricchezze del rimanente 99 per cento.”
Se le nostre società fossero governate da preti, rabbini o imam, saremmo più liberi o meno liberi, più giusti o più ingiusti?

E, allora, facciamo in modo che le religioni restino confinate al privato e non riescano mai a impadronirsi delle leve del potere politico.

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