Come si può definire la legge del karma che è la base teorica di tutte le religioni orientali ed è presente nella mentalità di tante persone in tutto il mondo? Diciamo che la legge stabilisce che per ogni azione c'è o ci sarà una reazione di uguale intensità ma di segno opposto, qui sulla terra o in un altro mondo. Fra l' altro, è un' idea che nelle mentalità di tutte le religioni porta a pensare che vi siano nell' aldilà un paradiso e un inferno, amministrati da qualche divinità.
Bene, questa legge è stata formulata per la fisica da Newton con la sua terza legge sulla dinamica, tale e quale. Non credo che Newton si sia ispirato alla antica legge del karma. Ma i due principi sono identici, con la differenza che la legge di Newton riguarda solo la fisica, mentre la legge del karma riguarda tutti gli eventi con valore morale.
Che cosa ci dice questa coincidenza?
Ci dice innanzitutto che le forme mentali sono sempre le stesse, ma applicate in contesti diversi. La teoria del Big Bang, del resto, sembra terribilmente simile all' idea della creazione biblica aggiornata e corretta.
Le idee sono poche e semplici, ma vengono applicate a campi diversi.
Andando più a fondo, si potrebbe dire, con Platone, che esistono idee immortali in un Iperuranio che si riflettono nelle nostre leggi. Ma si potrebbe anche aggiungere che sarebbe il momento di rendersene conto e di formulare idee più estensive, possibilmente cosmiche, non valide solo nel nostro microcosmo limitato. Bisognerebbe allargare la mente stessa.
Per esempio, se prendiamo la legge di Newton, è facile capire che prendendo in considerazione il rapporto azione/reazione non tra due forze sole, ma molte forze e reazioni, ci sarebbe difficile seguirle tutte. La nostra mente e le nostre macchine non c'è la fanno. E allora riconosciamo i limiti della nostra mente e delle nostre macchine, riconosciamo che abbiamo leggi ristrette, riconosciamo che abbiamo bisogno di immettere in queste leggi anche la mente e costruiamo una nuova scienza.
Come farlo? Tenete presente che le leggi duali che noi vediamo, le equazioni che costruiamo, le azioni e reazioni, sono solo una piccola parte della realtà. È come vedere solo il bianco e il nero, la luce o il buio, non accorgendosi che tra le due polarità contrapposte e complementari, esistono molte più gradazioni, praticamente infinite, e continuamente in una dinamica proporzione inversa. Noi viviamo questa complessità, anche se poi la riduciamo e la impoveriamo quando la pensiamo. Prendete la musica, composta con sole sette note, ma capace di variarle in una infinità di armonie che producono una infinità di emozioni.
Ora provate a tradurre queste emozioni nel nostro povero linguaggio fatto di concetti. Così il nostro schematico linguaggio scientifico fatto solo di dualità. Non descriverà mai la realtà.
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