Oltre alla ben nota distinzione fra
meditazione di quiete (shamata) e meditazione di visione profonda (vipassana),
esiste quella tra una consapevolezza concentrata e una consapevolezza aperta.
Nella prima cerchiamo di interrompere ogni pensiero (magari sospendendo anche
il respiro), nella seconda ci mettiamo in osservazione di ogni evento che ci
accada esternamente e/o interiormente, notando semplicemente il film delle
esperienze che ci scorrono davanti. In quest’ultimo caso, possiamo guardare
fuori tenendo d’occhio ciò che si riflette o sgorga all’interno della mente.
La presenza aperta può insomma
rivolgersi agli eventi (esterni e mentali) oppure alla consapevolezza stessa,
il che la trasforma in meta consapevolezza.
Teniamo comunque presente che tutte
queste forme di meditazione non si escludono a vicenda, ma sono utili per
meditare in modo completo. Può darsi che in periodi diversi debbano essere
utilizzate tecniche diverse. L’una arricchisce l’altra.
Tutto questo non per confondervi.
Qualunque cosa pratichiate – concentrazione sul respiro, ripetizione di mantra,
monitoraggio di pensieri e sentimenti, generazione di compassione, tecniche di
rilassamento, riduzione della tensione psicologica, attenzione aperta o
attenzione chiusa, vuoto mentale, ecc. – state lavorando sulla mente per il
vostro progresso umano e spirituale.
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