Nel capitolo 10 del Vangelo di Luca, si
narra che un giorno Gesù entrò nel villaggio di Betania, dove fu ospitato da
due sorelle, Marta e Maria. Mentre Maria ascoltava Gesù seduta ai suoi piedi,
Marta si dava un gran daffare con vari servizi e non stava ferma un attimo. Allora
Gesù la rimproverò: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte
cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte
migliore, che non le sarà tolta".
Che
cos'è questa "parte migliore"? Ovviamente è lo stato di ascolto,
l'assorbimento non nelle faccende domestiche ma nella contemplazione. Lo stesso
Gesù, pur preso tra mille impegni, ogni tanto si ritirava in un luogo
solitario, lontano dalla gente e dai suoi stessi compagni, e là si metteva a
contemplare in silenzio, senza l'uso di parole.
In genere il cristiano ricorre in
questi momenti alla preghiera. Ma ricordiamo che la preghiera più elevata è
quella contemplativa, dove si sta semplicemente alla presenza del Divino senza
l'uso di parole e neppure di pensieri. In Oriente si parla di meditazione, di
presenza mentale... più o meno con lo stesso significato.
Essere contemplativi significa proprio
fare il vuoto mentale per essere completamente assorti nell'oggetto di
contemplazione. Tutte le nostre parole, tutti i nostri pensieri, infatti, sono
condizionati, limitati e incapaci di rivolgersi alla Trascendenza; sono inoltre
legati ai nostri desideri, a ciò che vogliamo chiedere, ai nostri interessi
individuali. Mentre il modo migliore, "la parte migliore", per
avvicinarsi alla Trascendenza è fare piazza pulita delle attività mentali e del
senso dell'ego, che ne sta alla base. Stare in silenzio, di parole, di pensieri,
di intenzioni e di secondi fini.
Nel vuoto mentale, non importa la
religione dalla quale provenite.
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