Molte persone nutrono in sé un ideale di
perfezione e, poiché la realtà è sempre inferiore alle loro aspettative,
finiscono per soffrire. Non riescono ad accettare i loro difetti, le loro
mancanze, e se ne fanno una colpa. Sono come divise in due. Da una parte l’ideale
che vorrebbero essere e dall’altra parte le parti che non vorrebbero.
Ma bisogna tener presente che ogni
essere umano ha due facce o più facce, spesso in conflitto tra loro. Noi accettiamo
alcune parti, ma ne rifiutiamo altre.
Così l’ideale di perfezione finisce per
privarci di alcuni lati del nostro carattere e crea in noi una maschera rigida.
Ma sotto la maschera stiamo male, non siamo noi stessi – o non lo siamo completamente.
Allora dobbiamo cercare di sostituire ad
un innaturale ideale di perfezione un ideale di completezza.
Dobbiamo ripeterci: “Anche questo sono
io. E non sono disposto ad essere solo parzialmente. Voglio essere me stesso,
voglio essere intero.
“Non voglio essere solo forte, ho anche
lati di debolezza. Non voglio essere una marionetta rigida. Voglio essere flessibile.
Non voglio essere omologato, privo di contraddizioni.”
Guardiamo il mondo. Non c’è niente che
non sia contraddittorio. Dappertutto sono in azione forze opposte che si
mantengono in equilibrio e sono complementari. Perché mai noi dovremmo essere
diversi e unilaterali? Perché dovremo privarci di parti vitali di noi stessi?
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