Vi ricordate quante erano le divinità
greco-romane? Decine e decine. Ad esse venivano eretti templi giganteschi, la
gente vi si recava per chiedere grazie di ogni genere, il loro culto era
sostenuto da classi di sacerdoti e molti uomini e donne credevano ciecamente a
questi dei. Dove sono finiti? Ovviamente i templi sono crollati, i culti sono
cambiati, le divinità hanno un altro nome, nuove classi di sacerdoti si sono
affermate e tutto è diverso - o forse uguale. Non sono cambiate le
caratteristiche umane, come la saggezza, la bontà, l'amore, l’ambivalenza, la
potenza, l'intelligenza, la bellezza, la bellicosità, ecc., nonché i loro
contrari, di cui quegli dei erano rappresentazioni.
Pensiamo
anche alle divinità dei maya o degli antichi egizi. Ad esse erano stati eretti
templi, venivano dedicati sacrifici e classi di sacerdoti facevano da mediatori
e da interpreti. La gente, come la solito, ci credeva, e prendeva tutto per
vero, anche quando le lotte di potere tra sacerdoti e re portavano a cambiare i
nomi e a sostituire un culto con un altro.
Oggi
tutto è cambiato, ma in un certo senso tutto è rimasto uguale. Un dio si è
sostituito a un altro. I templi e i rituali ci sono ancora. I sacerdoti sono
ancora presenti e lottano sempre per il potere.
Nell'India
antica, le classi sacerdotali (i brahmani) erano così potenti da sostenere che,
senza di loro, neppure gli dei potevano operare.
Nel
cristianesimo è cambiato poco. Le chiese si sono sostituite ai templi, e la
casta sacerdotale è sempre presente e lotta per il potere. La gente in parte
crede e in parte no. Ma partecipa ai rituali e adora sempre questa o quella
divinità. Si dice che al culto degli dei si sia sostituito il monoteismo. Ma
non è vero. Esistono almeno quattro dei maggiori: il padre, il figlio
(identificato in un uomo), lo Spirito santo e la Madonna, che è l'aspetto
femminile del divino. E poi ci sono un'infinità di pseudo-divinità di origine
umana: i santi, tutti con il loro culto e i loro fedeli.
In
Tibet, si credeva e si crede in quarantadue divinità "pacifiche" e in
cinquantotto divinità "irate", tutte identificate da forme, colori,
suoni, qualità, ecc, con le loro controparti femminili.
Insomma
l'età degli dei non è mai finita, perché la mente umana è quella che è e ha
ancora bisogno di credere a simili rappresentazioni. Ma quello che è certo è
che, fra mille anni, ci saranno altri dei, altre chiese, altri sacerdoti, altri
rituali e altri credenti.
Gli
uomini non sono ancora maturi per superare simili credenze, e per arrivare a
convincersi - come d'altronde si afferma in Tibet - che tutte queste divinità
non sono altro che proiezioni della mente umana.
Per
quanto riguarda le religioni, l’umanità si trova ancora in uno stadio infantile
di evoluzione.
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