Con l’espressione "prendere le
distanze" ci riferiamo all'atteggiamento del diventare osservatori del
mondo e dei riflessi del mondo in noi stessi. Si tratta quindi della pratica
della presenza mentale o dell'attenzione. Ma non bisogna cadere nel vizio di
essere sempre scissi, di essere divisi: "l'osservatore è qui e il mondo è
la fuori". Non ci dimentichiamo infatti che siamo pur sempre tutti uniti
in un'unica rete, in un intreccio di rapporti di interdipendenza. Nessuno
esiste da solo.
In
effetti un comportamento saggio comporta un certo distacco, una certa presa di
distanza sia dagli altri sia da noi stessi, perché non esiste un altro modo per
conoscere le cose. Ma bisogna stare attenti al pericolo di farne una sorta di
difesa o di corazza, di guardare tutto come se fossimo al di là di un vetro,
perché questo sarebbe una ritirata, ossia un atteggiamento psicologico malsano
che crea una sorta di alienazione, che sarebbe il contrario della saggezza.
Ma
“prendere le distanze” è essenziale se non vogliamo continuare a essere
manipolati e condizionati dagli altri e dagli eventi esterni. Dobbiamo prendere
le distanze anche verso noi stessi, soprattutto dalle nostre ansie, dalle
nostre angosce, dalle nostre paure, dai nostri obblighi e dalle nostre
fissazioni. Si tratta di un atteggiamento terapeutico.
È
salutare guardare noi stessi senza giudicare e senza neppure voler intervenire.
Lo sguardo che contempla, lontano dal pensiero, dall’intenzione e dal
ragionamento, è il “dimenticare se stessi” cui allude il taoismo. È uno sguardo
che non si propone di cambiare, di migliorare, ma che cura, perché attinge alle
potenti energie che abbiamo tutti nel profondo.
Forse
noi pensiamo agli errori o alle colpe del passato ritenendoli responsabili
delle difficoltà attuali. Ma più ricordiamo, più ci leghiamo a quel passato.
Impariamo
piuttosto a guarire semplicemente raccogliendoci, concentrandoci, per
raggiungere le nostre radici profonde che restano sempre incontaminate.
Restiamo lì solo per raccogliere energie, non per giudicarci per l’ennesima
volta.
Le
nostre ansie, le nostre paure nascono da un’ossessione, da un imprigionamento
mentale e psicologico. Ora dobbiamo uscirne con una mente che faccia tabula
rasa del passato e ci permetta di ritrovare la nostra spontaneità.
Se
impariamo a stare silenziosi con noi stessi, senza far parlare l’io o la
ragione, senza forzare, senza voler manipolare, arriviamo a riposarci in noi
stessi e si innesta la trasformazione che guarisce.
Nessuna battaglia interiore, nessuna lotta, nessun proposito di perfezionismo. Semplicemente riposare in sé rilassati.
Questo significa in meditazione fare il vuoto mentale. Ritrovare quel vuoto da cui hanno origine tutte le energie.
Nessuna battaglia interiore, nessuna lotta, nessun proposito di perfezionismo. Semplicemente riposare in sé rilassati.
Questo significa in meditazione fare il vuoto mentale. Ritrovare quel vuoto da cui hanno origine tutte le energie.
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