Oltre alla meditazione di quiete (shamatha)
e a quella di consapevolezza (vipassana o mindfulness), esiste la meditazione
yoga. Non esiste una forma di meditazione migliore dell'altra. Ma ogni
individuo deve cercare quella per cui è più adatto.
Nella meditazione yoga, non si analizza
nulla e ci si dimentica del soggetto e delle sua reazioni. Ma si cerca una
unificazione improvvisa e violenta dove si trascende la mente comune. Si
possono tenere gli occhi aperti o chiusi, oppure un po’ aperti e un po’ chiusi.
Se teniamo gli occhi aperti, in realtà guardiamo tutto e niente, oppure
guardiamo un oggetto specifico. In ogni caso non si tratta di un guardare
comune, ma di un “fissare l’attenzione”.
Se teniamo gli occhi chiusi, l’interiorizzazione
avviene meglio. Si possono puntare gli occhi su una zona che va dalla radice
del naso al punto fra le sopracciglia. E tutto ciò deve essere accompagnato da
una respirazione profonda. Ogni tanto espiriamo più a lungo fino a svuotare i polmoni,
tratteniamo il respiro e fissiamo lo “sguardo” (che non vede nulla o vede luci
interiori) proprio davanti a noi. Ecco l’istante di maggior interiorizzazione. È
come se volessimo scendere sempre in un pozzo sempre più profondo che, all’improvviso,
si apre alla vastità.
In quell’istante, realizziamo.
Nessun commento:
Posta un commento