Chi non sente l'esigenza di rimanere periodicamente solo con se
stesso è un alienato. In altri termini, è estraneo a se stesso, non vuole
conoscersi, ha paura di sé.
Ed è lecito
sospettare che non si ami. Ma, se non sta bene con se stesso, come farà a star
bene con gli altri?
Ora, questo bisogno di star soli con se stessi è già un bisogno di
meditazione.
L'uomo è un
animale sociale, d'accordo. Ma anche le api e le formiche lo sono. La
differenza è che l'uomo è un animale sociale che ama anche starsene solo,
perché cerca se stesso, perché si riconosce come singolo.
"L'uomo
solitario o è una bestia o un dio" diceva Aristotele.
In effetti, più
si rivolge l'attenzione all'esterno, più ci si disperde. Più si rivolge
l'attenzione all'interno, più ci si concentra e si vede con chiarezza.
La
contemplazione interiore è un'osservazione focalizzata, immobile e silenziosa,
che punta al centro delle cose.
La meditazione
deve nascere da un'esigenza interiore, come dipingere o suonare, non dal
desiderio di raggiungere un obiettivo. Anzi, nel momento stesso in cui si
medita, si raggiunge l'obiettivo, si soddisfa l'esigenza. A lungo andare, comunque, i benefici sono due: quiete interiore e
visione più chiara.
La meditazione
"serve" a comprendere meglio la nostra vita, a guardare con coraggio
e con distacco la realtà che ci circonda e il destino che ci attende -
qualunque esso sia.
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