Provenendo
da un’unica fonte, tutte le cose si differenziano conservando, però, la
tendenza alla fusione. Per esempio, la semplice operazione del mangiare, al di
là della violenza che la contraddistingue, è un tentativo di fusione. Infatti
chi mangia introietta la materia vitale di ciò che mangia. Il sangue, la carne,
le sostanze vegetali, le molecole e tutte le parti vitali di ciò che si mangia
vengono non solo introiettate ma letteralmente assorbite dall’organismo. La
vita insomma si nutre di altra vita. L’individuo mangiato viene ucciso, ma la
sua morte permette la vita di chi lo mangia.
È un meccanismo di una grande crudeltà,
ma, dal punto di vista generale, è un atto d’amore. Anche gli esseri che si
accoppiano cercano di fondersi per dar vita ad un unico individuo. Non
riuscendoci, danno comunque vita ad un terzo individuo che è pur sempre una
fusione dei due genitori.
I due che si uniscono vorrebbero tornare
ad un rapporto fusionale, come quello che si ha prima della nascita. Il
bambino, per esempio, è quasi fuso con la madre e anche dopo il parto i due
sono uniti in un modo particolare. L’uomo che vuole accoppiarsi con una donna,
vorrebbe in realtà tornare a quell’unione originale. Deve entrare nel suo corpo
e cerca almeno per qualche istante la fusione.
Gli amanti hanno spesso l’impulso a
mangiarsi a vicenda. Mangiare con lo sguardo. Mangiarsi le reciproche carni. È di
nuovo un tentativo di fusione che fallisce ma che viene ripetuto di continuo.
Una madre che ama il suo bambino dice o pensa che è così bello che vorrebbe
mangiarlo.
Nel rito cattolico, il fedele crede in
un certo senso di mangiare il corpo del suo Dio. E anche questo è un tentativo
di fusione. E quale miglior fusione di un atto di nutrimento? In certe società
selvagge si mangiava il cervello o il corpo del nemico ucciso nella speranza di
acquisire le sue capacità.
Nella meditazione si tenta di ovviare
alla differenziazione tra soggetto e oggetto in uno sforzo di fusione che dà
origine al samadhi, che è la
ricostituzione dello stato fusionale in cui non esisteva ancora la divisione,
la contrapposizione, la coscienza.
Nell’universo assistiamo continuamente a
questo impulso contraddittorio: differenziarsi e fondersi. Ci si differenzia
per trovare l’individualità, ma poi rimane la nostalgia della fusione. A
dimostrazione che tutto è uno, e tutto, dopo essersi differenziato, vuole
tornare all’unione.
In questo processo sembra non esservi
mai un miglioramento, un valore aggiunto. Ma, ogni volta che si ritorna alla
fusione, la totalità non è più quella originale. Qualcosa è cambiato. Ognuno porta
il suo piccolo contributo a far evolvere il tutto. E questo perché non c’è
niente che non cambi di continuo. Alla fine ci sarà qualcosa di diverso da ciò che c'era all'inizio.
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