In questo mondo esistono anche società
matriarcali. Per esempio, in Cina, vivono i Mosuo in cui gli uomini e le donne
abitano insieme nella casa della matriarca. Qui non ci sono le cause di tutti i
conflitti: i matrimoni. Quando la ragazza raggiunge la maggiore età ha diritto
ad avere una camera tutta sua, in cui potrà ricevere l'uomo che le piace. In
questa società non esistono neppure le parole "padre" e
"marito".
Anche
in Giappone esistono capifamiglia donne, per esempio le pescatrici Ama, che
riescono a immergersi in mare fino a ottanta anni. Sono forti e indipendenti, e
il loro nome deriva dalla dea Amatarasu.
Ovviamente,
società matriarcali come queste non adorano divinità maschili, non hanno
nessuna idea che Dio sia un Padre. Il che dimostra che i nostri concetti di una
famiglia patriarcale e di un Dio Padre sono strettamente collegati e che la
nostra idea di divinità è sempre condizionata dalla società in cui viviamo.
Si
pensi dunque a quante idee di Dio (e di famiglia) si possono avere e a quanto
sbaglino le maggiori religioni quando concepiscono l'Assoluto in termini
maschili. Si tratta di semplici convenzioni, di proiezioni mentali e culturali.
Si può benissimo concepire l'Assoluto non in termini di persona (che finisce
per dover essere o maschile o femminile), ma in termini di realtà ultima e di
trascendenza. Che c'entrano i padri e le madri? Non sono certo la realtà
ultima.
Quando
preghiamo Dio a chi ci rivolgiamo? A un'idea della nostra mente su ciò che
dovrebbe essere Dio.
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