domenica 28 luglio 2019
Fede e intelligenza
Un recente
studio, pubblicato sulla "Personality and Social Psichology Review"
da Miron Zuckerman Jordan Silberman e Judith A. Hall, dimostra che più uno è
religioso più è stupido. Lo sospettavamo. Credere in un Dio a misura d'uomo,
che interviene nel mondo (contro tutte le evidenze), che invia profeti o Messia
e che sceglie una religione (fra le tante) è certamente il segno di una scarsa
intelligenza. E che dire di coloro che credono ciecamente in qualche libro
sacro - scritto direttamente su ispirazione divina - e che sostengono che il
mondo è stato creato in sette giorni e che non esiste nessuna evoluzione?
Diciamo che sono tutte persone prive di senso critico e di cultura, che si
affidano senza ragionare alla prima fede disponibile. Non a caso, le religioni
sono in regresso nelle società più sviluppate e hanno un grande successo nei
paesi del terzo mondo.
Le persone intelligenti ragionano
con la loro testa, sono meno conformiste e non accettano dogmi religiosi del
tutto infondati e irrazionali. Gli sciocchi, invece, non aspettano altro che di
trovare un "pastore" che li guidi come pecore, che dica loro che cosa
è bene e che cosa è male e che li assoggetti con rituali. L'uomo religioso non
vuole avere dubbi: vuole spiegazioni semplici su come è fatto il mondo. Ed è un
conservatore nato.
Naturalmente non bisogna credere
ciecamente neppure a questo tipo di ricerche statistiche. Semmai, è bene
distinguere tra religiosità come ricerca spirituale, basata comunque sempre
sull'esperienza personale, e religiosità come semplice adeguamento alle
credenze date. È giusto porsi degli interrogativi sul senso della vita e della
morte. Ma è stupido credere che le risposte possano essere racchiuse in una
religione, in un credo o in una setta.
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