Papa Francesco ha imparato presto il suo
mestiere, che consiste nel fare bei discorsi, apparire tutti i giorni in
televisione (che vive di questi eventi), accarezzare la testa di qualche
bambino o handicappato e lasciare tutto così com'è. Sì, perché tutti siamo
capaci di usare belle parole. Pochi di realizzarle.
Il
mestiere lo ha imparato da Woytila, che era un maestro nel fare bei gesti e
nelle esibizioni attoriali. Sì, perché, diciamolo pure, fare il Papa significa
fare l'attore, essere uno dei tanti personaggi televisivi.
Nel
luglio 2013 Francesca è andato a Lampedusa a dire una messa a favore degli
immigrati morti e trattati come bestie. Ma, dopo aver criticato i preti e le
suore che viaggiano in auto di lusso, lui si è spostato in aereo, elicottero,
nave e una macchina antiproiettile appositamente studiata per lui. A Lampedusa
ogni cosa è stata ripulita. Ma tutti sappiamo che, ripartito il Papa, il centro
di accoglienza ritornerà ad essere sporco, affollato e dimesso.
Tutti
soddisfatti: televisioni, radio e giornalisti che possono farsi un po' di mare
al seguito del Papa. Le televisioni sono in fibrillazione: cosa c'è di meglio
di queste cronache papali per riempire il vuoto di idee dei palinsesti estivi?
Si sente il parere di persone importanti, che tessono le lodi di questo Papa. Si torna a casa
soddisfatti. E tutto ritorna come prima.
Infatti
non bastano le chiacchiere e i bei discorsi a cambiare le cose. Abbiamo visto
paesi cristiani come la Francia, la Germania, la Polonia e l’Ungheria
respingere con cattiveria alle frontiere gli immigranti. Pensate che ora tutto
cambierà?
E
come mai tanti movimenti razzisti si dichiarano ferventemente cristiani? Si è
mai visto un Papa scomunicarli? No, sappiamo tutti che nel ventennio
nazi-fascista le leggi razziali, promulgate da tedeschi e italiani, non
sollevarono nemmeno una flebile critica da parte della Chiesa.
Il
fallimento del cristianesimo è proprio questo: è l'incoerenza tra principi e
comportamento, è l'impotenza del suo Verbo.
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