Secondo l’Antico Testamento, Jahvè strinse un patto con l’uomo,
anzi con un popolo. Ma poteva quel popolo rifiutarsi? Se non poteva, allora Dio
non proponeva alleanze, ma le imponeva.
Un vero patto è ben altra cosa: è un accordo liberamente accettato dalle parti.
Assurdità dell’idea di un Dio che crea il tutto e poi si accorda
con una parte. Colpisce la modestia di questo Dio, che in origine era una
divinità tribale.
Ma l’assurdità prosegue nel Nuovo Testamento, dove si fa riferimento
a quell’antico patto, tanto che anche i cristiani (per esempio san Paolo)
parlano del Dio di Abramo, di Mosè e dei profeti. Un Dio locale.
Le tre religioni maggiori si ritengono depositarie di qualche
iniziativa di Dio, che sceglie una parte, un profeta, un Messia o un periodo
storico creando ingiustizie. Un Dio della divisione, un Dio del prima e del dopo,
un Dio che spezza la storia. Un Dio che non sa nulla di trascendenza e di
distacco e che s’impiccia di continuo, ordina, si arrabbia, prova gelosia e
odio… con esiti sempre deludenti.
Nell’Islam, Maometto passò gran parte della sua vita a combattere
o ad essere combattuto, tanto che l’Islam è pieno di scismi e di odi secolari
che giungono fino ai nostri giorni con le guerre tra sunniti e sciiti.
Ma lo stesso successe nel cristianesimo, dove si arrivò a vere e
proprie guerre religiose (per esempio tra cattolici e protestanti) e ancora
oggi esistono divisioni inconciliabili fra le varie correnti.
Quanto agli ebrei, non fecero altro che
fare guerre con i loro vicini – guerre che continuano ancora oggi.
Insomma, religioni della divisione,
religioni del conflitto (interno ed esterno), le tre religioni “abramitiche” possono
promettere tutto, tranne la pace e l’unione dei popoli.
Per parafrasare san Paolo, sì, Dio è
stato diviso e reso piccolo piccolo.
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