domenica 9 luglio 2017

In un mondo di ladri

Potremmo dire che siamo tutti dei ladri, perché ci appropriamo di cose che non ci appartengono – ma che fanno parte della più ampia natura. Così, infatti, vengono formati il corpo e l’io: qualcosa viene separato dal resto.
Ma l’errore è credere che questa appropriazione sia permanente. Prima o poi dobbiamo restituire il maltolto.
L’io si illude di poter durare a lungo per tenersi  il bottino. Si crede un proprietario, mentre è un affittuario. Ecco perché è così attaccato alle cose, alle persone, alle opinioni, alle usanze e a se stesso. Dentro di sé sente che dovrà restituire tutto, ma oppone la più strenua resistenza.
Osserviamo i nostri attaccamenti e vedremo che siamo dominati dalla paura di perderli. Sappiamo che ci siamo impadroniti di cose che appartengono alla natura.
La via prevede di sciogliere questi attaccamenti. E non è facile, ci vuole tempo. Ci vogliono vari lavaggi per attenuare il colore di un tessuto.
Giorno per giorno dobbiamo contemplare l’impermanenza del tutto e allentare i legami, fino a far scomparire le bramosie sensuali e sessuali, l’odio, la rivalità, l’ambizione, la gelosia, il rimpianto, il timore, l’ansia, ecc. Fino a lasciare una mente immota e silenziosa.
Del resto, questo è il percorso dell’esistenza. Perché, se no, esisterebbe la vecchiaia, in cui bisogna perdere giorno per giorno tutto? Cari amici ladri, dovremo lasciare tutto ciò di cui ci siamo appropriati, compreso quel delirante senso di sé.




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