sabato 22 luglio 2017

La meditazione come prevenzione

Quando vediamo morire o soffrire un bambino, ci domandiamo che senso abbia. Nell’orizzonte espiatorio-sacrificale del cristianesimo ci dev’essere una colpa preesistente e, quindi, se non troviamo una colpa personale, ricorriamo all’idea del peccato originale o diciamo che è un mistero divino. Così tutti possono essere colpiti in ogni momento.
Nella tradizione giudaico-cristiana, la sofferenza è giustificata. Ma lo è in modo semplicistico. Se c’è un dolore o una sventura c’è una colpa, magari non personale ma di un intero gruppo sociale. Per esempio, per punire il peccato di un padre, si colpisce il figlio – con buona pace della giustizia divina. D’altronde, che cos’è il peccato originale se non un’ingiustizia divina che, per punire uno, punisce tutti?
In Oriente si ricorre almeno all’idea di karma, ossia di un destino che va avanti più esistenze, ragion per cui, se un bambino deve soffrire oggi, è perché in precedenza lo stesso individuo ha combinato qualcosa di male. C’è una maggior logica.
Ma lasciamo stare il passato con le sue colpe e le sue responsabilità.
Il problema è quello della sofferenza attuale. Ora, per quanto si sia sbagliato in passato (individualmente o collettivamente), c’è un modo per attenuare oppure addirittura annullare o prevenire malattie, punizioni, incidenti e sofferenze varie. E consiste nel diventare consapevoli di sé e del proprio destino, impedendogli che operi in modo meccanico e spietato.

Anche se il karma esiste, lo si può disattivare. Ma occorre crearsi attorno una difesa o uno scudo personale. Questo è uno degli scopi della coltivazione della consapevolezza.

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