lunedì 24 luglio 2017

L'Ultra-coscienza

Di solito immaginiamo l’illuminazione o la realizzazione come il raggiungimento di una Super-mente o di una Super-coscienza. Ed essere consapevoli ci sembra il massimo dell’evoluzione.
Ma non possiamo dimenticare che coscienza è sinonimo di divisione. Se sono consapevole di me, vuol dire che mi sono scisso tra soggetto e oggetto. Quando un bambino nasce, non ha nessuna consapevolezza di sé, non può neppure pensare o sentire “io sono”. Ci vogliono anni per formare una coscienza. E nessuno si ricorda di cos’era prima di nascere.
Il fatto è che non c’era coscienza, così come non ce n’è quando ci addormentiamo o sveniamo. Avere una coscienza ci sembra un grande risultato, una conquista dell’evoluzione; ma perché poi dobbiamo sparire di nuovo nel nulla? Dal nulla veniamo e nel nulla torniamo.
Sembra un gioco scemo… a meno che qualcuno un giorno non trovi il modo per non morire o per passare da uno stato all’altro senza sofferenze. I primi cristiani, per esempio, credevano che sarebbero stati direttamente “assunti” in cielo.

Comunque sia, rimarremmo esseri divisi, e quindi una vera meta ultima comporterebbe un Sé unitario (non diviso), in cui sparirebbe ogni traccia di divisione, ma anche ogni traccia di coscienza, almeno così come la intendiamo noi.

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