Di solito diamo per scontato che la
gente voglia la libertà; ma non sempre è così. Essere liberi comporta assumersi
responsabilità, decidere con la propria testa e saper resistere ad uno stato di
spaesamento. Proprio come il carcerato liberato dopo trent’anni, non siamo
abituati alla libertà; ci manca qualcuno che ci dia regole, leggi e orari.
Ora che siamo liberi, che facciamo?
Siamo in preda all’angoscia della scelta.
Qualcuno sostiene che in Occidente è in
crisi la figura del padre-padrone, e questo sarebbe qualcosa di positivo… se
non ci fosse quell’angoscia che talvolta
ci porta a rimpiangere il padre autoritario e a fuggire dalle responsabilità.
C’è naturalmente un risvolto religioso,
dato che le religioni tradizionali (giudaismo, cristianesimo, islam, induismo,
ecc.) propongono proprio questa immagine di un Dio Padre-eterno, le cui leggi e
le cui decisioni non si devono discutere.
Lo psicoanalista Massimo Recalcati
sostiene che deve subentrare un nuovo padre, non più quello autoritario, sadico
e sacrificale del passato, ma quello che umanizza la Legge. E cita il caso di
Gesù, il quale affermava che era giunto per portare a termine la Legge della
tradizione ebraica, liberandola dalla violenza originaria.
Poveretto si era illuso. Guardate come
è finito: trasformato lui in vittima sacrificale.
Non ci si può fidare di certi Padri-Padroni:
il loro istinto violento e sadico resta immutato.
Non è vero che, senza la loro autorità,
il mondo cada nel caos. Ma è necessario che ognuno si assuma le proprie
responsabilità, sappia guardare dentro di sé e sia capace di resistere alla
vertigine della libertà.
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