La gente comune non sembra interessata
alla vita spirituale, cioè ad una ricerca diretta, dato che è tutta intenta a
vivere ed è sempre all’inseguimento di cose concrete, di soldi, di sesso, di
cibo, nonché di sogni e di illusioni. In apparenza sta bene così com’è, non ha
nessun’altra esigenza. Non alza mai lo sguardo dalla greppia.
Tutt’al più, quando si accorge che è
destinata a morire, si rifugia in qualche risposta prefabbricata (come quella
delle religioni) o non pensa proprio nulla.
Le cose andrebbero avanti così, senza
un barlume di consapevolezza, se non ci fosse la sofferenza, che talvolta si fa
intollerabile e costringe la gente a riflettere. Sì, perché fin’allora credeva di
star bene. Poiché la scoperta può essere scioccante, qualcuno si suicida.
È come se, tolta la droga, ci si
accorgesse di quanto si stesse male.
Allora la scommessa di Pascal va
ribaltata. La gente non scommette affatto sull’aldilà, ma sull’aldiqua. Perché
continua a riprodursi. È come se fosse sicura che, pur avendo sofferto, i figli
soffriranno di meno o saranno felici. È questa la suprema illusione.
Non ci si rende mai conto che la
sofferenza è ineliminabile e che non diminuisce affatto da una generazione all’altra.
Il risveglio è quasi sempre amaro, se non ci si prepara prima, se si crede
acriticamente a ciò che raccontano le religioni e i poteri forti. che ci trattano come mandrie da alllevamento.
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