venerdì 14 luglio 2017

La scommessa di Pascal

Il ragionamento di Pascal è molto semplice e temo che sia quello adottato inconsciamente da molti “credenti”, ancora oggi. Ricollegandosi ai suoi studi sul calcolo delle probabilità, Pascal sostiene: se Dio esiste e io ho puntato su di lui, ci ho guadagnato ed avrò la vita eterna; se non esiste, non ho perso nulla ed ho comunque vissuto in modo degno.
Prima obiezione, questo calcolo da biscazzieri, questa scommessa, non ha niente a che fare con la fede: è un semplice calcolo di convenienza. In tal modo non avrai mai nessuna vera fede, ma solo un atteggiamento opportunistico. Come quello di che punta, fra due contendenti, su chi tiene il probabile vincitore. Punta su di lui non perché non perché lo ami o lo stimi, ma solo perché, in vaso di vittoria, guadagnerà di più.
Più che un calcolo probabilistico, un calcolo opportunistico. Dio avrà solo dei calcolatori, non dei fedeli.
Il fatto di voler credere per gli eventuali vantaggi, non è credere. E questo temo che sia il caso di molti uomini che, pur essendo dubbiosi e sostanzialmente agnostici, puntano su Dio.
Ma la seconda obiezione è più importante. Come molte persone della sua epoca (il seicento) e in realtà di ogni epoca, Pascal è convinto che Dio o esiste o non esiste. Non c’è altra possibilità. Per lui, la fede e la religione consistono nel credere in Dio. Se Dio esiste, tutto ha un senso. Se non esiste è il caos.
Ma non è così. Il Dio in cui crede Pascal è quello inventato dagli ebrei e tramandato a cristiani e musulmani. Dunque un Dio storico, con dei limiti pesanti. Un Dio violento, geloso, egocentrico, divisivo, ingiusto, arbitrario e ben poco morale; un Dio strettamente imparentato con gli dei delle religioni pagane: un dominatore, un padrone. Un Dio che non ha mai portato alla pace nel mondo.
Come ci dimostra il buddhismo, si può essere religiosi anche senza credere in un Dio del genere, la cui fede non ha mai migliorato l’umanità. Anzi, credere in un simile idolo, porta a bloccare ogni evoluzione spirituale e a identificare il divino nei dogmi di qualche religione, certamente arbitrari.
Questo è proprio l’argomento del presente blog. Che cos’è la vera spiritualità? Credere in un Dio o sviluppare la propria consapevolezza? Dipendere dai voleri di un Dominus (che sono in realtà creazioni umane) o affrancarsi da ogni dominio esterno ed emancipare se stessi?

Chi scommette su un Padrone del mondo e si sottomette alla sua volontà incomprensibile non vive una vita degna, ma una vita da schiavo.

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