Per noi la coscienza, l’essere
consapevoli, è lo stato più augurabile, tant’è vero che ciò di cui abbiamo più
paura è restare magari vivi ma senza consapevolezza, come nelle malattie
degenerative del cervello.
Non pensiamo mai che la coscienza è
associata alla divisione e alla sofferenza.
Eppure, se proviamo a rammentare le
nostre massime esperienze di piacere, di godimento, di felicità e di estasi, scopriremo
che erano quelle in cui non ci ricordavamo neppure più del nostro io.
C’è dunque consapevolezza e
consapevolezza. C’è anche una consapevolezza egoica deleteria, un eccesso di
consapevolezza.
Ci sono livelli diversi di
consapevolezza. Quello che noi cerchiamo è l’Ultra-coscienza, il samadhi
completo, colui che è consapevole della coscienza.
L'Ultracoscienza è quello stato per cui qualunque cosa passi nel teatro della mente-corpo, tale cosa viene contemplata senza che diventi oggetto di indentificazione, cioè non sia giudicata necessariamente come MIA idea o MIA sensazione, ma solo qualcosa che è apparso nel campo della coscienza (non per nostra scelta) e che sparirà.
RispondiEliminaHo inteso correttamente? La ringrazio!
Esatto. E' il testimone invariato di tutto. Al di là anche della coscienza dualistica che ci contraddistingue e del senso dell'io.
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