Noi siamo esseri dotati di coscienza,
siamo cioè consapevoli di essere. E c’è voluto tanto tempo per diventarlo, sia
collettivamente (come umanità) sia individualmente (chi si ricorda quando è
nato?). Ma dobbiamo anche essere consapevoli che tutto ciò che è cosciente è
temporaneo.
Siamo come fiori che sbocciano in un
campo, durano qualche ora o qualche giorno, si rimirano e poi scompaiono.
Prima e dopo che cosa c’è? Ovviamente
qualcosa che non è consapevole, qualcosa che non esiste, qualcosa che non è
individuale.
A livello di meditazione, dobbiamo
certamente partire dalla sensazione o coscienza di essere, di essere un io, per
poi ampliarla al di là di parole e concetti, in modo da allargare sempre di più
il piccolo cerchio dell’io.
La meta ultima è “comprendere”, ma non nel
senso di inquadrare nelle categorie mentali, bensì di uscirne.
La coscienza e la consapevolezza di sé sono
qualcosa di meraviglioso, ma sono inquinate da una fede perversa che le cose
siano reali, vere, oggettive. Mentre si tratta di una fantasmagoria di luci, di
un gioco ad apparire e sparire, come uno spettacolo teatrale.
La meta ultima è andare al di là della
coscienza abituale, verso un’Ultracoscienza che è paga di se stessa e non sente
alcun bisogno di divenire, di apparire, di nascere-e-morire e perfino di esistere.
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