mercoledì 2 ottobre 2019

Sperimentare l'al di là


Mentre le religioni del pianeta si trastullano con Iddii vari, angeli, peccati originali, messia, salvatori, profeti, paradisi, inferni, simboli e miti, rimanendo nel mondo dell’immaginazione umana e del condizionamento dualistico, noi pensiamo che il divino o la trascendenza non sia una persona, ma ciò che non è condizionato da nulla. Che cos’è questo stato ultimo non condizionato? Sembra un’idea fumosa o semplicemente filosofica. Invece è qualcosa di molto concreto, di cui facciamo esperienza tutti i giorni quando entriamo in uno stato di sonno senza sogni.
Lì non c’è più nessun dolore, nessuna pena, nessun condizionamento, nessun corpo, nessuna mente. Lì siamo liberi e in pace.
Prova e riprova. Schiaccia dei brevi sonnellini. Se da sveglio avevi ansie, paure e inquietudini, se soffrivi per qualche motivo, se eri teso, se eri infelice… per un po’ tutto scomparirà. Solo al risveglio ritornerà tutta la tua sofferenza e ti ricorderai che stavi male.
Scomparirà anche la coscienza e l’idea di essere una persona. Sarai nel vuoto, un vuoto in cui non avrai più nessuna sofferenza.
L’idea di una mancanza della coscienza ci spaventa. Ma non dobbiamo dimenticarci che la coscienza comporta sempre una scissione, una dissociazione, una separazione e dunque un principio di malessere. Non esiste una coscienza perfettamente o a lungo felice. La coscienza è per lo più sempre infelice. Infatti ci devono essere un conoscente e un conosciuto - il principio di ogni divisione, di ogni sofferenza.
Non a caso uno dei flagelli dell’uomo è l’insonnia, ossia l’incapacità di distendersi veramente, di mollare la presa.
Ma la vita è così saggia che ci offre ogni giorno “esperienze” di incondizionato. Ci dà la vita di veglia, ci dà la vita di sogno (con dolori e gioie – cioè dualismo) e ci dà il sonno profondo, che è un’ “esperienza” di al di là. In questo stato siamo oltre il dualismo (gioie-dolori, essere-non essere, conoscente-conosciuto, ecc.) e non ci sentiamo affatto male. Anzi, per un po’ usciamo da tutto – da tutti i coinvolgimenti, da tutte le beghe, da tutti gli attaccamenti e, quando ci destiamo, siamo più riposati.
Immergiamoci dunque il più possibile in questo stato incondizionato, e utilizziamolo per capire quale lo stato in cui ci troviamo e quale sia lo stato ultimo.


2 commenti:

  1. Gentile Lamparelli,
    ma con un tempo di immersione, nello stato incondizionato di cui sopra, vicino al 100%, cosa succederebbe all'impegno quotidiano per migliorare la qualità del "sogno collettivo" di un post precedente? Grazie...

    RispondiElimina
  2. Il sogno svanirebbe e non ci sarebbe più bisogno di migliorarlo.

    RispondiElimina