giovedì 24 ottobre 2019

L'interiorità universale


Dopo aver citato l’occidentale Meister Eckhart, per il quale il fondo dell’anima è Dio stesso, e viceversa, potremmo spostarci in Oriente e citare la Brhadaranyaka Upanisad in cui si esprime lo stesso concetto: “Colui che venera una divinità considerando che essa sia altra da sé e pensando: ‘Altri è il dio e altri sono io’, costui non sa”.
C’è dunque un’interiorità universale che coincide con Dio. E, se essa esiste in ogni essere, ogni individuo cosciente può ritrovare la divinità dentro di sé. Basti che guardi al proprio interno.
Ma c’è modo e modo per entrare in essa, cioè nel fondo di noi stessi. Possiamo entrarci con tutto il condizionamento della nostra mente, pensando con le abituali categorie percettive e logiche, e possiamo entrarci  cercando di far tacere la mente, ossia facendo il vuoto mentale.
Nel linguaggio di Eckhart, “il tempio in cui Dio vuole regnare da signore secondo la sua volontà è l’anima umana, che egli ha fatto perfettamente simile a sé. Perciò Dio vuole che questo tempio sia vuoto, perché all’interno non vi sia che lui solo” [trad. Marco Vannini].
E, nel linguaggio della Taittiriya Upanisad, il brahman-atman, è ciò “da cui recedono le parole e che non è conseguibile mediante il pensiero.”
Ecco perché, in meditazione, per raggiungere la trascendenza, è necessario svuotarsi di tutti i pensieri, di tutti i pregiudizi, di tutti i concetti e di tutte le immagini, Spogliarsi di tutto, trovare la “nudità” dell’essere.

4 commenti:

  1. Sì. Cito a memoria, perciò potrei essere impreciso nel riportare le parole ma rimane comunque giusto il senso:
    "Giacché mi era impossibile giungere fino a Dio mi sono fatto vuoto, così ho costretto Dio a scendere in me".
    Meister Eckhart

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  2. "Chi vuole penetrare nel fondo di Dio, in ciò che ha di più intimo, deve prima penetrare nel suo fondo proprio, in ciò che esso ha di più intimo. In effetti, nessuno può conoscere Dio, se prima non conosce se stesso".
    Peccato che i cristiani adorino Dio solo come "altro da sé", un grave errore che ci ha portato al dominio dell'esteriorità e dell'alienazione.

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  3. "Perciò preghiamo Dio di essere liberi da Dio"

    (e dalle religioni comunemente intese)

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