sabato 26 ottobre 2019

Il segreto del fuoco


Il nostro problema è che comprendiamo intellettualmente il messaggio sia dei maestri orientali sia di alcuni mistici occidentali, ma ci manca l’esperienza. La nostra mente capisce tutto, ma poi non sa abbandonare la presa, lasciando spazio alla pratica. In tal senso, siamo troppo intellettuali. E così il messaggio del “divino in noi” rimane lettera morta, un sogno della mente.
Il linguaggio non ci aiuta perché è dualistico e non riesce a cogliere l’unità del tutto. D’altra parte, non dobbiamo neppure limitarci ad esperienze solipsistiche. Da occidentali vogliamo costruire un vero ponte tra condizionato e incondizionato, una via “tecnica” che sia percorribile da tutti, e non solo da qualche anima eccezionale.
Anche per le affermazioni metafisiche, siamo figli di Galilei e del metodo sperimentale, e non ci accontentiamo di semplici enunciazioni teoriche. Le teorie sono affascinanti. Ma come possiamo dire che siano vere se non le esperiamo e verifichiamo noi stessi?
Vogliamo introdurre la tecnica nella nostra esperienza della trascendenza? E perché no? Sarebbe ora.
Prima abbiamo esplorato la Terra, oggi esploriamo lo spazio esterno, e ora ci manca lo spazio interno, le profondità dell’anima. È lì che c’è la “porta stretta”. Bisogna che qualcuno vi penetri dentro e riporti indietro il segreto del fuoco, sperando che non finisca punito dagli dei, che, chissà perché, non vogliono mai che rubiamo i loro segreti e progrediamo anche noi.

2 commenti:

  1. Gentile Lamparelli,
    Lei saprebbe illustrare lo stato dell'arte del programma di "sondaggio" delle profondità dell'animo umano, le strategie, le prospettive, pur nel paradosso che si aneli a una condizione al di là del tempo e dello spazio? Grazie...

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