La ricerca del Sé ha poco a che fare con la ricerca psicologica,
perché, mentre questa seconda è un'analisi della mente, la prima vuol andare al
di là della mente. In tal senso la ricerca spirituale incomincia quando
finisce la ricerca psicologica, quando si vuole uscire dai limiti dell'io
empirico.
Il Sé o l'Io
spirituale non è il sé o l'io psicologico, ma la sua sorgente, che non ha
niente di determinato e di finito. Questa Sorgente si trova là dove cessano i
concetti, il dualismo mentale e la distinzione tra conoscente, conosciuto e
conoscenza.
Ed il bello è che è
sempre presente, pur essendo eclissata dall'ego mentale. La gente non lo sa e
cerca all'esterno ciò cha ha dentro.
Meditare è all'inizio un'attività della mente. Ma ciò che si cerca
è al di là della mente: questo è il paradosso.
La pratica della
meditazione formale non è quindi in grado di trovare ciò che cerca... a meno
che non consista nel far tacere la mente, per far risplendere ciò che veniva
tenuto in ombra.
Non siamo noi che
illuminiamo la Sorgente. Noi possiamo solo toglierle gli ostacoli per far sì
che brilli da sola.
Quando il cielo è coperto dalle nuvole, non possiamo vedere il
sole. Ma il sole è sempre lì, e, se le nuvole vengono spazzate via dal vento,
ecco che ricompare.
Fuor di metafora,
questa è la situazione del Sé, ossia della Sorgente che cerchiamo. È sempre
presente, pur essendo oscurata dalle nuvole delle varie attività mentali. Se
sospendiamo queste attività, la sorgente risplende di nuovo.
Ora, la meditazione
formale (stare seduti, seguire il respiro, ripetere un mantra, ecc.), essendo
un prodotto di uno sforzo della mente, non è in grado di vedere la sorgente. La
sua stessa attività la nasconde. Che fare allora?
Bisogna rivolgere
l'attenzione non all'ego, non alle attività mentali e nemmeno alla psicologia
empirica, ma ricercare direttamente il Sé. Il Sé è il sole sempre presente, le
nuvole sono le attività mentali basate sull'ego. Tolte le nuvole, il Sé
risplende di nuovo.
Non si tratta, però,
di pensare il Sé, ma di esperirlo - un'attività che è più simile ad un
ricordare o ad un risvegliarsi da un sogno. Quando uscite da un sogno, vi
rendete conto che la realtà è un'altra e la riconoscete immediatamente.
Questo risvegliarsi,
questo ricordare qualcosa di dimenticato, significa diventare consapevoli. Si
diventa consapevoli, da una parte, di non essere quel vecchio io e, dall'altra
parte, della nostra vera natura.
Certo siamo sempre sul filo del paradosso, perché il vecchio io
non vuole affatto essere eliminato e fa di tutto per resistere.
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