Come
è noto, molta gente crede a quello che vuole credere ed è sensibile ai messaggi
pubblicitari e ai condizionamenti dei mass media, antichi o moderni. Se si
trova di fronte a un quadro che ritiene di un grande pittore, si estasia, si
commuove e piange realmente... anche se si tratta di un falso o di una copia.
Lo stesso capita nella religione.
Se molta gente vuol credere che qualcuno
è un profeta, un santo, un illuminato o il "Figlio di Dio", ci
crederà - e continuerà a crederci anche se si tratta di un falso, di un mito,
di un prodotto pubblicitario, dell'invenzione di una mente fertile. Questo
perché il credere corrisponde ad un'esigenza psicologica, che non ha niente a
che fare con la realtà storica e fattuale. Si tratta di due piani diversi.
Molti credono a un Dio perché ne hanno
bisogno per dare un senso alla loro vita e a quella che loro credono la realtà.
Ma il bisogno precede, forma e deforma la loro esperienza e la loro credenza.
In effetti, gli oggetti della fede o sono
infondati o sono del tutto diversi da ciò che si crede. Tanto più se non vi è
nessuna prova a sostegno.
Ma coloro che s'inventano certi miti o
certi messaggi del tutto falsi, e ci costruiscono sopra la loro fortuna, quelli
sì che sono i re delle truffe.
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