È un'antica pretesa quella dei sacerdoti di essere mediatori tra
l'uomo e Dio. Un'idea curiale, burocratica e gerarchica... sostenuta ovviamente
da una casta che in tal modo ottiene una funzione, un riconoscimento e una
ricompensa. Nell'India antica esistevano i brahmani, i quali affermavano che il
rapporto con il divino e anche l'ordine sociale dipendessero dai loro rituali.
Oggi, questa concezione è ancora presente nel cristianesimo, dove il prete si
pone come l'unico interprete autorizzato della volontà divina.
Non a caso ritroviamo alti
prelati in tutte le cerimonie pubbliche, a fianco delle autorità statali.
Il cattolico si
rivolge al prete un po' come si rivolge ad un patronato. Spera di essere
trattato con più considerazione e con più cura; e spera di poter mercanteggiare
meglio.
Ma domandiamoci: che
bisogno c'è di ricorrere a sacerdoti e a rituali per rivolgersi a Dio? Chi ci
vieta di farlo direttamente, in prima persona? Crediamo che Dio sia una specie
di Papa con tutta la sua corte, che bisogna ingraziarsi?
Non a caso nel
cattolicesimo si parla di gerarchie divine o di gerarchie angeliche. Idee che
furono riprese da san Tommaso e dalla scolastica.
Ma chi ci ha messo in
testa un'idea del genere?
Dio non solo non è un
Potere esterno. Addirittura è... ciascuno di noi. Ma, poiché non ne siamo
consapevoli, ci rivolgiamo prima all'esterno e poi ad un mediatore. E
rivolgendoci all'esterno e a un mediatore, ecco che manchiamo completamente il
divino. Siamo irrimediabilmente divisi da Dio. Cioè, è Dio che si divide da se
stesso.
Così ci toccherà
rimandare tutto al prossimo giro. Cioè, Dio dovrà rimandare tutto al prossimo
giro. Tempo perso.
Questa storia dei mediatori
e degli interpreti è il principio di ogni alienazione. Quando vi rivolgete a
vostro padre o a vostra madre – o a voi stessi – avete bisogno di un mediatore?
Neppure Gesù la pensava così:
“Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta,
prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto…” [Matteo
6, 5]
Se questo è vero per la preghiera, figuriamoci per la meditazione,
dove il divino non è qualcosa che sta in un regno celeste ma esattamente nel
centro di te stesso.
“Dio è il centro dell’anima” diceva san Giovanni della Croce.
Le gerarchie, le chiese e le burocrazie servono solo ad
allontanarti da te stesso e dal divino che è in te stesso.
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RispondiElimina"Ma domandiamoci: che bisogno c'è di ricorrere a sacerdoti e a rituali per rivolgersi a Dio?"
RispondiEliminaMafia dell'anima (cit.)