martedì 8 ottobre 2019

L'identità profonda


Tutti pensiamo con terrore alla morte, perché la consideriamo la possibile fine del nostro ego, della nostra identità. Se muore il nostro io, che cosa rimane di noi? Eppure c’è un altro modo di considerarla: la fine del nostro imprigionamento in un piccolo io.
Noi non sappiamo con precisione chi siamo. Abbiamo un’idea abbastanza chiara del nostro corpo e di qualche caratteristica psicologica, ma tutto il resto è avvolto nella nebbia. In realtà non possiamo vederci chiaramente nella nostra totalità, così come vediamo un altro. Vediamo solo dei frammenti, ma ci sfugge il quadro completo.
Sarebbe più giusto dire che noi crediamo di essere una certa persona. Ma si tratta di un’opinione, di un’idea della mente. È come guardare un estraneo, un’altra persona – ce ne facciamo una certa idea… salvo poi accorgerci che ci sono aspetti che ci erano sfuggiti.
Nessuno conosce gli altri, nessuno conosce se stesso. Abbiamo idee, opinioni, deduzioni, ipotesi… nient’altro. Per il resto siamo estranei a noi stessi. Frequentare tutti i giorni una persona non significa conoscerla. Anzi, più le siamo vicini, meno la conosciamo, perché siamo abbagliati solo da certi tratti.
Potremmo allora ribaltare la questione. Ciò che crediamo di essere, in realtà non lo siamo. Del resto la parola “persona” indica all’origine una maschera che gli attori si mettevano in faccia per meglio far sentire la propria voce. Abbiamo dunque un’idea falsa o incompleta di chi siamo. È come un rivestimento o una maschera di carnevale che ci siamo messi addosso. Ma sotto chi c’è?
Bisogna andare a fondo per capirlo e togliere i vari strati, le varie opinioni che ci siamo fatti, l’identità che ci siamo costruiti nella mente. “Quella” non siamo noi. È una maschera che ci siamo messi addosso attraverso varie interpretazioni e conclusioni.
Con la morte siamo costretti a buttar via ogni rivestimento. E rimarrà solo ciò che siamo. Finendo le nostre interpretazioni mentali, finirà anche l’idea che ci siamo fatti di noi.
Ma non dobbiamo aspettare la morte per fare questa scoperta: già da adesso possiamo farlo. Mettiamo da parte le nostre opinioni, anzi facciamo tacere la mente falsificante, e guardiamo che cosa rimane. Non rimarrà ciò che credevamo. Scomparirà del tutto l’idea che ci eravamo fatti. E con sorpresa scopriremo che possiamo essere senza quella vecchia identità. Anzi, era proprio quella vecchia identità che ci faceva vivere impedendoci di essere


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