I Vangeli cercano di presentarci Gesù come l'agnello di Dio che
viene immolato per la salvezza di tutti. "Ecco l'agnello di Dio, ecco
colui che toglie il peccato del mondo!" Giovanni 1,29. Certo,
questo era l'unico modo che avevano per giustificare quello che obiettivamente
appare come il fallimento di Gesù – uno che credeva in un intervento del Padre
eterno.
Ma resta il fatto che
il Dio in cui credevano quegli uomini era ancora quello barbarico dei sacrifici
di sangue, quello degli animali o degli uomini immolati per placare l'ira di
Dio. Era una visione arcaica e sanguinaria.
Visione arcaica e
sanguinaria che purtroppo contraddistingue ancora il cristianesimo, che appare
una religione vecchia, una religione materialista, un corpo estraneo nel mondo
moderno, non all'altezza dei tempi.
Il Dio di Gesù sarà anche un padre, ma un padre di più di 2000
anni fa, uno che comanda a bacchetta e che vuol decidere della vita e della
morte dei figli. Lo vediamo in tante parabole dove si presenta come un
amministratore, un giudice, un mercante, un banchiere, un sovrano, un padrone
dispotico.
Non lascia libertà ai figli, non li consulta, decide tutto lui.
Chi si sottomette lo ammette alla sua corte, ma per chi si ribella c’è solo la
punizione.
Certo è un po’ meglio di quello squilibrato della Bibbia ebraica.
Ma ha ancora quelle radici. Che non sono una meraviglia di liberalità e di
democrazia.
Una delle grandi colpe
del cristianesimo è proprio questa: di tenere la mente di tanti uomini immersa
in idee obsolete sul divino, idee legate all’autoritarismo. Non è un caso che i
fascismi rinascenti degli occidentali si dichiarino tutti cristiani. Trovano in
quella antica immagine di Dio la sponda giusta.
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