Quando
ci risveglieremo, sapremo che tutte le cose che ci terrorizzavano sono
fondamentalmente vuote, immagini della nostra mente o semplici riflessi.
Ricordiamoci l'aneddoto indiano dell'uomo cui parve di vedere, tra le ombre
della sua camera, un serpente. Rimase tutta la notte sveglio, in preda al
terrore. Poi, la mattina, alle prime luci dell'alba, si accorse che si trattava
di una corda.
In Cina si racconta la storia dell'uomo
che si recò a cena da un uomo potente. Al momento del brindisi gli parve di
vedere nella sua coppa un serpente velenoso. Non avendo il coraggio di non
brindare, bevve il vino. Poi tornò a casa e si sentì male: gli sembrò di essere
stato avvelenato. Si sentiva ormai in fin di vita quando venne a fargli visita
l'uomo potente che, saputo dell'accaduto, gli disse: "Ti sei sbagliato:
non era un serpente, ma il riflesso di un arco appeso alla parete".
Il poveretto guarì all'istante.
Il problema è che noi abbiamo una visione
distorta della realtà. Crediamo a cose che non esistono, cose che ci vengono
semplicemente riferite o raccontate, immagini, leggende, miti, credenze varie…
Niente di reale, niente di verificato personalmente.
Ora il risveglio consiste proprio in
questo: nello scoprire che il mondo è una nostra rappresentazione e nella
volontà di vederci chiaro (non a caso
si chiama anche “illuminazione”).
Poniamoci le domande: “Ma questo è vero
o no?... questo è reale o no?... che cosa posso verificare?... e l’idea che ho
di me stesso e del mondo è reale o no?”
Ed ecco il vero senso della religione:
non adorare qualche Dio mitologico, ma scoprire il senso della realtà.
E il senso della realtà dobbiamo
scoprircelo da soli, non è ciò che ci viene tramandato.
Anzi, le religioni e le filosofie che si
mettono in mezzo e che pretendono di servircene uno già confezionato, ci
impediscono la nostra ricerca personale.
Si parte dunque dal senso d’irrealtà o di
sofferenza ineliminabile che prima o poi ci colpisce. Quello è il segnale che
vogliamo incominciare a vedere con i nostri occhi, non con gli occhi della
tradizione.
Il mondo che ci viene presentato da
genitori, insegnanti, preti, politici, pubblicitari, ecc., è ampiamente interpretato
e falsificato. Perfino l’immagine che abbiamo di noi stessi non è quella reale.
Il nostro compito è diffidare delle interpretazioni
altrui, più o meno interessate, e guardare con i nostri occhi.
Scopriremo che non solo le paure ma
anche i nostri fini sono in gran parte condizionati e non veri.
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