giovedì 12 settembre 2019

Paure immaginarie


Quando ci risveglieremo, sapremo che tutte le cose che ci terrorizzavano sono fondamentalmente vuote, immagini della nostra mente o semplici riflessi. Ricordiamoci l'aneddoto indiano dell'uomo cui parve di vedere, tra le ombre della sua camera, un serpente. Rimase tutta la notte sveglio, in preda al terrore. Poi, la mattina, alle prime luci dell'alba, si accorse che si trattava di una corda.
       In Cina si racconta la storia dell'uomo che si recò a cena da un uomo potente. Al momento del brindisi gli parve di vedere nella sua coppa un serpente velenoso. Non avendo il coraggio di non brindare, bevve il vino. Poi tornò a casa e si sentì male: gli sembrò di essere stato avvelenato. Si sentiva ormai in fin di vita quando venne a fargli visita l'uomo potente che, saputo dell'accaduto, gli disse: "Ti sei sbagliato: non era un serpente, ma il riflesso di un arco appeso alla parete".
       Il poveretto guarì all'istante.
       Il problema è che noi abbiamo una visione distorta della realtà. Crediamo a cose che non esistono, cose che ci vengono semplicemente riferite o raccontate, immagini, leggende, miti, credenze varie… Niente di reale, niente di verificato personalmente.
Ora il risveglio consiste proprio in questo: nello scoprire che il mondo è una nostra rappresentazione e nella volontà di vederci chiaro (non a caso si chiama anche “illuminazione”).
Poniamoci le domande: “Ma questo è vero o no?... questo è reale o no?... che cosa posso verificare?... e l’idea che ho di me stesso e del mondo è reale o no?”
Ed ecco il vero senso della religione: non adorare qualche Dio mitologico, ma scoprire il senso della realtà.
E il senso della realtà dobbiamo scoprircelo da soli, non è ciò che ci viene tramandato.
       Anzi, le religioni e le filosofie che si mettono in mezzo e che pretendono di servircene uno già confezionato, ci impediscono la nostra ricerca personale.
       Si parte dunque dal senso d’irrealtà o di sofferenza ineliminabile che prima o poi ci colpisce. Quello è il segnale che vogliamo incominciare a vedere con i nostri occhi, non con gli occhi della tradizione.
       Il mondo che ci viene presentato da genitori, insegnanti, preti, politici, pubblicitari, ecc., è ampiamente interpretato e falsificato. Perfino l’immagine che abbiamo di noi stessi non è quella reale.
Il nostro compito è diffidare delle interpretazioni altrui, più o meno interessate, e guardare con i nostri occhi.
Scopriremo che non solo le paure ma anche i nostri fini sono in gran parte condizionati e non veri.

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