Tutti
sappiamo che l'illuminazione è una specie di folgorazione improvvisa che
permette di uscire dalla rete delle parole e dei concetti per cogliere quale
sia la vera natura delle cose. Poiché il processo concettuale della mente ha
bisogno di contrapposizioni, di discriminazioni e di categorie, non è in grado
di oltrepassare la dimensione dualistica della conoscenza abituale. Dunque, solo
contando sulle proprie capacità intuitive si può arrivare a conoscere quale sia
la realtà, al di là dei concetti.
Nessuna tradizione può pensare di
offrire una via sicura alla verità ultima. Ci si arriva non perché si è ligi a
qualche religione o sottomessi a qualche regola, a qualche maestro o a qualche
Dio, ma perché vi si giunge con un improvviso scatto di senso.
Per giungere a risvegliarsi, bisogna di
colpo cambiare prospettiva, uscire dal senso comune e dalla logica
convenzionale. Però questo non significa che non sia necessario un lungo lavoro
preparatorio.
I metodi perciò sono i più vari, talvolta
contraddittori. Ma possono essere tutti validi. In Giappone, per esempio,
esiste una contrapposizione fra le due scuole maggiori dello zen, la Rinzai e
la Soto. La prima sostiene che bisogna utilizzare particolari paradossi verbali
e concettuali (i koan) che portino ad uno stallo insuperabile e insopportabile
della mente razionale; coltiva quindi il dubbio, la domanda e la parola per poi
superarli con un balzo. Dal lavorio della mente su questi problemi o enigmi può
venire la folgorazione improvvisa che mette da parte il dualismo mentale e
porta a intuire che cosa sia la realtà. La seconda scuola sostiene, invece, che
è molto meglio sospendere ogni discorso intellettuale e mettersi seduti (in
zazen) cercando di fare, a poco a poco, giorno dopo giorno, il vuoto mentale
dei concetti. Quando la mente si libera di ogni pensiero ottiene la
concentrazione "senza oggetto" che permette di cogliere l'unità intrinseca
di ogni cosa.
A noi occidentali, queste distinzioni non
interessano. È evidente che le due scuole non sono contrapposte, ma solo due
metodi che possono essere alternati.
E perché non utilizzare anche la via del
tantrismo, la quale considera che tutto è manifestazione di un'unica energia?
Se questa energia, che è la stessa nel macrocosmo e nel microcosmo, viene
opportunamente sollecitata e incanalata nell'essere umano, permette un
superamento della limitata condizione umana. Il desiderio stesso, che alle
tradizioni religiose convenzionali sembra essere l'origine di tutti i mali, è
in realtà la pulsione dell'energia creativa che tutto pervade. Non va quindi
represso, ma utilizzato al meglio, in modo da abbattere i confini umani... per
giungere a illuminarsi.
Esistono dunque varie strade e vari
livelli e tipi di illuminazione. E non è detto che il risveglio sia solo quello
metafisico-religioso. Anche nella vita di tutti i giorni ci si deve risvegliare
dalle illusioni nostre e dalle truffe e dalle prepotenze perpetrate dagli altri
e dalle sedicenti autorità di questo mondo. Non a caso, l'illuminazione si
chiama anche "liberazione" - la liberazione dai vari condizionamenti mentali.
Nessun commento:
Posta un commento