sabato 21 settembre 2019

La natura dell'illuminazione


Tutti sappiamo che l'illuminazione è una specie di folgorazione improvvisa che permette di uscire dalla rete delle parole e dei concetti per cogliere quale sia la vera natura delle cose. Poiché il processo concettuale della mente ha bisogno di contrapposizioni, di discriminazioni e di categorie, non è in grado di oltrepassare la dimensione dualistica della conoscenza abituale. Dunque, solo contando sulle proprie capacità intuitive si può arrivare a conoscere quale sia la realtà, al di là  dei concetti.
Nessuna tradizione può pensare di offrire una via sicura alla verità ultima. Ci si arriva non perché si è ligi a qualche religione o sottomessi a qualche regola, a qualche maestro o a qualche Dio, ma perché vi si giunge con un improvviso scatto di senso.
       Per giungere a risvegliarsi, bisogna di colpo cambiare prospettiva, uscire dal senso comune e dalla logica convenzionale. Però questo non significa che non sia necessario un lungo lavoro preparatorio.
       I metodi perciò sono i più vari, talvolta contraddittori. Ma possono essere tutti validi. In Giappone, per esempio, esiste una contrapposizione fra le due scuole maggiori dello zen, la Rinzai e la Soto. La prima sostiene che bisogna utilizzare particolari paradossi verbali e concettuali (i koan) che portino ad uno stallo insuperabile e insopportabile della mente razionale; coltiva quindi il dubbio, la domanda e la parola per poi superarli con un balzo. Dal lavorio della mente su questi problemi o enigmi può venire la folgorazione improvvisa che mette da parte il dualismo mentale e porta a intuire che cosa sia la realtà. La seconda scuola sostiene, invece, che è molto meglio sospendere ogni discorso intellettuale e mettersi seduti (in zazen) cercando di fare, a poco a poco, giorno dopo giorno, il vuoto mentale dei concetti. Quando la mente si libera di ogni pensiero ottiene la concentrazione "senza oggetto" che permette di cogliere l'unità intrinseca di ogni cosa.
       A noi occidentali, queste distinzioni non interessano. È evidente che le due scuole non sono contrapposte, ma solo due metodi che possono essere alternati.
       E perché non utilizzare anche la via del tantrismo, la quale considera che tutto è manifestazione di un'unica energia? Se questa energia, che è la stessa nel macrocosmo e nel microcosmo, viene opportunamente sollecitata e incanalata nell'essere umano, permette un superamento della limitata condizione umana. Il desiderio stesso, che alle tradizioni religiose convenzionali sembra essere l'origine di tutti i mali, è in realtà la pulsione dell'energia creativa che tutto pervade. Non va quindi represso, ma utilizzato al meglio, in modo da abbattere i confini umani... per giungere a illuminarsi.
       Esistono dunque varie strade e vari livelli e tipi di illuminazione. E non è detto che il risveglio sia solo quello metafisico-religioso. Anche nella vita di tutti i giorni ci si deve risvegliare dalle illusioni nostre e dalle truffe e dalle prepotenze perpetrate dagli altri e dalle sedicenti autorità di questo mondo. Non a caso, l'illuminazione si chiama anche "liberazione" - la liberazione dai vari condizionamenti mentali.
      


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