sabato 14 settembre 2019

La ricerca del maestro


Inutilmente cerchiamo maestri che ci illuminino: non ci sono più persone tanto eccezionali. Esistono però i loro libri, i loro pensieri, che possono essere consultati per ispirazione. Anche se certe verità sono oltre le parole.
Più in generale, dobbiamo dire che nessuno può infonderci la luce. Al massimo i maestri possono indicarci la via, ma poi ognuno deve percorrerla da solo, perché ogni strada è personale. Il maestro zen Ikkyu Sojun (1394-1481) scriveva in una sua poesia:

"Dal principio del mondo
la verità non ha avuto maestri:
la si coglie da soli
per un guizzo spontaneo del cuore."  [traduzione di Ornella Civardi]

       Il Buddha stesso paragonava la sua dottrina ad una zattera che si utilizza quando si deve attraversare un fiume. Una volta giunti al di là, bisogna lasciarla perdere. In tal senso le tradizioni e i maestri, se rimaniamo ad attaccati ad essi, sono grandi trappole. Linji diceva: "Se incontri sulla tua strada il Buddha, uccidilo!" Anche Freud sarebbe stato d'accordo: per ottenere l'emancipazione, bisogna superare il legame di dipendenza dal padre.
       Oltretutto le strade non sono uguali per tutti. C’è posto per nuovi metodi. Ognuno deve cercare il suo. Finché cercheremo la verità altrove, non scopriremo mai che essa è in nostro potere.
       Chiunque vede la propria natura e la natura del mondo è un illuminato. Ma, per far questo, è necessario unire ad una grande ricettività una sana diffidenza per le fedi rivelate e per le tradizioni tramandate e piovute dall'alto.
       La capacità di vedere oltre gli ingannevoli aspetti fenomenici e le ideologie è sia una capacità intellettuale quanto una forza che nasce dall'introspezione, dall'intuizione e da una forte concentrazione sulla propria realtà interiore, al di là dei dualismi mentali e dei concetti pietrificati.
Il vero maestro è il nostro stesso Sé, di cui il mastro esteriore può solo essere un pallido riflesso. Dobbiamo dunque cercare la guida interiore, quella massima consapevolezza che si palesa quando si mette in sospensione la mente duale ed egocentrica e ci si concentra sul senso dell’essere, che non è personale ma universale.


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