In
tutta la sua vita e negli anni di prigionia, Nelson Mandela faceva riferimento
ad una poesia del poeta inglese William Ernest Henley che s'intitola
"Invictus", colui che resiste, colui che non si dà per vinto. Gli
ultimi versi di questa poesia dicono:
It matters not
how strait the gate,
How charged with
punishments the scroll,
I am the master
of my fate:
I am the captain
of my soul.
“Per
quanto stretto sia il passaggio,
Per
quanto la vita sia piena di castighi,
Io
sono il padrone del mio destino,
Io
sono il capitano della mia anima.”
Questo
è l'uomo che non si arrende mai, per quanto dure siano le sue condizioni.
L'uomo che non è disposto a chinare la testa, a fare il servo... né degli
uomini né degli dei.
Questo
è anche lo spirito del testo buddhista Dhammapada, dove si dice:
"Ognuno
è signore di se stesso,
quale
altro signore potrebbe esistere?
Dopo
aver dominato se stesso non è possibile trovare
un
altro signore così difficile da dominare."
Ci
sono spiritualità che esaltano l'autonomia e l'emancipazione dell'uomo, e ci
sono religioni che invitano alla schiavitù e alla sottomissione. Anche dalla
scelta della religione si capisce di che pasta sia fatta una persona.
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