Di solito siamo convinti di essere dei
corpi materiali, da cui nascono a poco a poco una mente e una coscienza. Ma
qualche saggio dice esattamente il contrario: siamo delle coscienze che
assumono questo o quel corpo.
Quest’ultima affermazione sembra essere
contraria alla nostra esperienza. Noi vediamo un corpo che nasce e che muore,
mentre non vediamo affatto la sopravvivenza di una consapevolezza di base.
Chi ha ragione e chi torto? Come uscire
dal dilemma?
Se un re, per qualche malattia o amnesia,
è giunto a credere di essere un mendicante, si comporterà come tale. Ma perché
non cominciare a comportarsi da re e vedere come va, vedere se si risveglia qualche
ricordo della vita passata?
C’era un leoncino che si era perso ed
era stato allevato da un gregge di pecore. Quindi si era convinto di essere una
pecora e si comportava come le sue compagne: belava e fuggiva spaventato quando
c’era un predatore. Ma un giorno che era andato a bere un po’ distante in una
pozza, vide all’improvviso alle sue spalle un terribile leone. A quel punto non
poteva più fuggire, si aspettava di essere ammazzato da un istante all’altro e
tremava come una foglia.
Però il leone si fermò e lo guardò
meravigliato. “Perché hai paura?” gli domandò.
“Ho paura perché tu sei un leone e io
una pecora.”
“Che sciocchezze dici?” gli gridò il
leone. Poi lo prese per la collottola e gli ordinò di guardare nella pozza. La
pecora guardò e vide con stupore la propria immagine: quella di un leoncino.
Allora gli ritornarono dei ricordi e
capì che fino a quel momento si era sbagliato. Non era una pecora paurosa, era
un leone!
Così ruggì per la prima volta e il suo
atteggiamento cambiò di colpo: assunse una nuova identità.
Lo stesso vale per noi. Ci hanno detto
che siamo poveri individui mortali, dominati da mille paure, ma noi siamo ben
altro. Siamo esseri spirituali che non nascono e non muoiono, e che assumono di
volta in volta corpi diversi.
Come fare ad appurarlo? Facendo come il
leoncino: guardandoci bene e cercando di risvegliare i nostri ricordi.
Non pensiamo più: “Io sono un corpo,
nato e destinato a morire”. Ma pensiamo: “Io sono una consapevolezza che non
nasce e non muore, e che assume un rivestimento, un corpo-mente”.
L’addestramento consiste nell’assumere tale
nuovo punto di vista, guardando se non si risveglia qualche ricordo della
nostra vera natura. Che non è essere questo o quello, ma essere.
I tre passaggi della meditazione
potrebbero essere: 1) Io non sono questo corpo-mente; 2) Io sono; 3) Sono... puro essere senza determinazioni.
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