Anche
se ci mancano le parole, tutto sommato riusciamo a comprendere la
complementarità di sentimenti come amore e odio. Nell'amore, infatti,
sperimentiamo qualche volta improvvise eruzioni di odio e nell'odio improvvise
comparse di amore o, se non altro, di interesse. Capiamo come sotto l'uno ci
sia immediatamente l'altro. E questo vale per tutti i sentimenti contrapposti e
anche per i concetti etici come bene e male. Quante volte da un male nasce un
bene e da un bene un male?
Ma per il rapporto essere/non-essere a
che cosa possiamo fare riferimento? Ebbene, pensiamo alla musica o al parlare.
Nel primo caso sperimentiamo concretamente il rapporto complementare e
dialettico tra suono e silenzio, tra vuoto e pieno, tra pausa e note e così via.
E anche nel parlare è lo stesso: le pause e i silenzi sono sì vuoti, ma vuoti
pieni di significato, vuoti che consentono un significato.
È molto bello pensare che il rapporto
essere/non-essere possa essere espresso con sensazioni e concetti di tipo musicale.
Potremmo perfino dire che la complementarità essere/non-essere è una forma di
musica o si svolge in modo analogo alla musica: un'armonia complessa di vuoti e
di pieni, di vita e di morte.
Eccoci di fronte ad un'altra scoperta: la
vita/morte come esperienza e concetto unico, la dimostrazione che fra i due non
vi è separazione e che c'è una realtà superiore che supera i nostri limitati
concetti dualistici.
Noi per esempio pensiamo che vita e morte
siano contrapposti: dove c'è l'una non può esserci l'altra. Ma capiamo anche
che non può esserci vita senza morte e morte senza vita. Dunque, le due si
spalleggiano a vicenda: sembrano combattersi ed escludersi a vicenda, ma in
realtà si sostengono a vicenda. Pensiamo allora al loro insieme: la vita/morte.
Non ha più senso quindi domandarsi che cosa ci sia prima o dopo la morte - c'è
ancora il tutto della vita/morte.
Esercitarsi a sentire e a pensare in
questo modo: ecco una forma di meditazione cui non siamo abituati. Quando ci si
affida al respiro per l'inizio della meditazione, sperimentiamo concretamente
il rapporto pieno/vuoto o tutto/niente, perché anche il respiro è come una
musica, e addestriamoci ad andare al di là della mente dualistica, a
comprendere l'insieme.
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