Osservatevi in questo momento mentre
leggete. La vostra mente è attiva e concentrata, e anche i vostri sensi sono
attivi e ricettivi. Tutti sono rivolti verso l’esterno. Tutti rispondono a
stimoli e a influenze esterne. E siete coscienti di esistere e di essere. In
ogni momento potete dire: “Io sono qui, io sono questo…”
Ma ora vediamo di cambiare il fuoco
dell’attenzione. Anziché percepire l’esterno, percepite l’intero meccanismo del
percepire e del pensare. Osservate il vostro cervello mentre è attivo. Se lo
fate, vi mettete nella posizione dell’osservatore. In tal senso avete compiuto
un passo nel profondo: anziché percepire il mondo esterno e i vostri processi
interni, osservate l’intera situazione.
Ma non è finita: potete compiere un
ulteriore passo. Anziché osservare di fare questo o quello, e di essere questo
o quello, potete smettere questi tipi di coscienza. Ora non siete più questo o
quello… Siete e basta.
State facendo l’esperienza di essere.
Essere e basta.
Non per questo sparite o smettete di
funzionare. In realtà siete il testimone di voi stessi e poi del semplice
essere.
Questo significa assumere la posizione
del testimone. Come abbiamo detto, il testimone è come uno specchio che riflette
ogni attività e ogni cambiamento. Vede ogni cosa, accoglie ogni cambiamento. Ma
lui rimane immobile e immutabile. È il nucleo di ciò che siete.
Questo vostro nucleo è la vostra più profonda
identità, è ciò che siete… al di là delle identità temporanee. Questo centro
più profondo è il testimone di tutto, ma resta distaccato, intoccato. Per
esempio, non soffre, se “voi” soffrite. È al di là del piacere e del dolore,
del tempo e dello spazio e di ogni rivestimento contingente. Da lì il mondo
appare completamente diverso, più gioioso, più luminoso, meno coinvolto in tante inutili attività.
Le varie identità che assumiamo
abitualmente sono tutte contraddistinte da tensione, stress, sofferenza, perché
vengono tenute in vita artificiosamente. Solo il nucleo più profondo sfugge
alla costrizione, perché è libertà.
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