Non
so se vi accorgete di quale forza abbia la spinta propulsiva dell’uomo, di
quanto sia febbrile la sua attività. Tranne poche eccezioni, non riesce a stare
fermo né fisicamente né mentalmente. Deve muoversi continuamente, deve pensare
instancabilmente, è sempre affamato di nuove emozioni e sensazioni, deve implacabilmente
conoscere, costruire e conquistare.
Tutto
bene: si tratta della forza che lo ha reso vincente nel duro percorso dell’evoluzione,
facendolo diventare il signore della Terra. Ma questa spinta non è più
controllabile. E l’uomo si sta letteralmente divorando il pianeta. Non solo espande
le sue mille attività che hanno sempre un costo energetico e una quota di
inquinamento, ma non riesce neppure più a moderare la propria spinta riproduttiva.
Il
risultato è che oggi la popolazione della Terra è di 7,5 miliardi e nel 2050 arriverà
a 9,7 miliardi. È chiaro che il pianeta ha dei limiti e che è necessario ridurre
la produzione e la riproduzione, fino a renderla stabile. E in certi paesi
questo è già avvenuto. Ma la spinta a “moltiplicarsi e a crescere” è irrazionale
e istintiva, e viene spesso accompagnata da esortazioni delle religioni.
I
popoli più poveri sono anche quelli che non limitano le nascite. E sono i più
ignoranti e i più sottomessi alle religioni.
La
sfida quindi è sviluppare una nuova consapevolezza negli esseri umani, i quali
devono diventare da sfruttatori a custodi della Terra. Ma come sviluppare la
consapevolezza se non superando le vecchie religioni (che spingono solo alla
fede acritica) e applicandola intenzionalmente nella vita di tutti i giorni?
Lo
sviluppo della consapevolezza è il nostro compito, urgente.
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