La
gente deve muoversi, va avanti e indietro, si sposta da un luogo all'altro: è
un bisogno fisico che dà l'illusione di cambiare. È vero che, spostandosi e
cambiando ambiente, può cambiare anche il nostro stato d’animo. Ma si rimane
sempre nell’ambito di emozioni precostituite, convenzionali.
Quando si tratta di spiritualità o di
religione, che senso ha recarsi in "luoghi santi", fare un
pellegrinaggio verso questa o quella chiesa, verso questo o quel convento,
percorrere questo o quel cammino? Si cercano soltanto emozioni e si rimane
sempre alla superficie delle cose.
In questo campo, l'unico valido
pellegrinaggio è quello verso la propria “caverna del cuore”.
Gesù a un certo punto, indicando il
magnifico Tempio di Gerusalemme, dice: "Verrà un tempo in cui di tutto
questo non rimarrà nemmeno una pietra!"
Allora dobbiamo dire la stessa cosa di
tutte le chiese, di tutti i luoghi ritenuti sacri, per esempio della basilica
di san Pietro. Verrà un tempo...
Siamo pronti ad accettare questa verità e
a non cercare il sacro in edifici costruiti dagli uomini, ma nell'unico vero
tempio - la nostra interiorità?
Più che chiese, oggetti o ambienti
fisici, ci vorrebbero esercizi di consapevolezza.
Mettetevi davanti ad una finestra e
osservate come lo spazio che vedete sia inquadrato e limitato da una cornice.
Al di là non potete vedere nulla. Ma lo stesso avviene con i nostri occhi: il nostro
campo visivo è circoscritto e moltissime cose restano fuori.
Non basta neppure spostarsi alla nostra
vista interiore, perché anch’essa è limitata. Possiamo vedere solo ciò per cui
la nostra mente è stata costruita. È come utilizzare un binocolo: potete vedere
solo ciò che le sue lenti vi permettono di vedere. Che si tratti di lenti
materiali o di lenti mentali, non cambia nulla. Anche la nostra mente è stata
fatta per “vedere” solo determinate cose.
Per andare al di là, occorre un
ulteriore passo in avanti: guardare la mente come la produttrice del mondo in
cui viviamo, come una cornice, una lente o una finestra. Ciò che sta oltre non
lo vediamo.
Dobbiamo allora allargare la mente,
rinunciando alle sue categorie condizionanti. Le grandi scoperte degli uomini
sono state fatte in base a questo superamento. Qualcuno ha guardato oltre il
noto e il consueto. Ha cercato ai margini della conoscenza precostituita.
Ma, prima di farlo, è stato necessario
capire che ciò che vedevamo era convenzionale, una convenzione accettata da
tutti. Ma che c’era ben altro da vedere.
Ancora oggi è così. È necessario
allenarsi ad allargare la visione. Questa è la meditazione.
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