mercoledì 11 settembre 2019

Allargare la visione


La gente deve muoversi, va avanti e indietro, si sposta da un luogo all'altro: è un bisogno fisico che dà l'illusione di cambiare. È vero che, spostandosi e cambiando ambiente, può cambiare anche il nostro stato d’animo. Ma si rimane sempre nell’ambito di emozioni precostituite, convenzionali.
       Quando si tratta di spiritualità o di religione, che senso ha recarsi in "luoghi santi", fare un pellegrinaggio verso questa o quella chiesa, verso questo o quel convento, percorrere questo o quel cammino? Si cercano soltanto emozioni e si rimane sempre alla superficie delle cose.
       In questo campo, l'unico valido pellegrinaggio è quello verso la propria “caverna del cuore”.
       Gesù a un certo punto, indicando il magnifico Tempio di Gerusalemme, dice: "Verrà un tempo in cui di tutto questo non rimarrà nemmeno una pietra!"
       Allora dobbiamo dire la stessa cosa di tutte le chiese, di tutti i luoghi ritenuti sacri, per esempio della basilica di san Pietro. Verrà un tempo...
       Siamo pronti ad accettare questa verità e a non cercare il sacro in edifici costruiti dagli uomini, ma nell'unico vero tempio - la nostra interiorità?
Più che chiese, oggetti o ambienti fisici, ci vorrebbero esercizi di consapevolezza.
Mettetevi davanti ad una finestra e osservate come lo spazio che vedete sia inquadrato e limitato da una cornice. Al di là non potete vedere nulla. Ma lo stesso avviene con i nostri occhi: il nostro campo visivo è circoscritto e moltissime cose restano fuori.
Non basta neppure spostarsi alla nostra vista interiore, perché anch’essa è limitata. Possiamo vedere solo ciò per cui la nostra mente è stata costruita. È come utilizzare un binocolo: potete vedere solo ciò che le sue lenti vi permettono di vedere. Che si tratti di lenti materiali o di lenti mentali, non cambia nulla. Anche la nostra mente è stata fatta per “vedere” solo determinate cose.
Per andare al di là, occorre un ulteriore passo in avanti: guardare la mente come la produttrice del mondo in cui viviamo, come una cornice, una lente o una finestra. Ciò che sta oltre non lo vediamo.
Dobbiamo allora allargare la mente, rinunciando alle sue categorie condizionanti. Le grandi scoperte degli uomini sono state fatte in base a questo superamento. Qualcuno ha guardato oltre il noto e il consueto. Ha cercato ai margini della conoscenza precostituita.
Ma, prima di farlo, è stato necessario capire che ciò che vedevamo era convenzionale, una convenzione accettata da tutti. Ma che c’era ben altro da vedere.
Ancora oggi è così. È necessario allenarsi ad allargare la visione. Questa è la meditazione.

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