Il
cristianesimo ti spinge ad occuparti degli altri per uscire dall'egocentrismo.
Ma crede ad un ego immortale. La meditazione, invece, ti spinge a non
considerare importante la sopravvivenza dell'ego, proprio per farti superare il
narcisismo primario e il confinamento che ne deriva.
Per
il cristianesimo Dio si rivela nella storia. La meditazione, al contrario, ci
insegna a uscire dalla storia, che è dominata dalla volontà di potenza e dall’aggressività.
Nel
cristianesimo ci si rivolge ad un Dio-Altro. Per la meditazione, ognuno è divino,
perché ha in sé il principio della consapevolezza. Dio non è Altro, ma il
proprio Sé.
Nella
preghiera cristiana ci si rivolge ad un Altro: c'è dunque teoricamente un'esperienza
dialogica. "A te grido!" Nella meditazione c'è una percezione del
presente come momento assoluto. Il mondo è una nostra percezione. E, cambiando la
percezione, si cambia il mondo.
Per
il cristianesimo si tratta di riconoscere il proprio Padre-Padrone e obbedirgli.
Per la meditazione si tratta di acquisire padronanza di sé, delle proprie
potenzialità – e fare appello ad esse.
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