sabato 7 settembre 2019

Oltre la mente


Il dolore appartiene al corpo ed è inevitabile. La sofferenza appartiene alla mente, ed è evitabile o riducibile. Se vengo ferito fisicamente, è inevitabile che provi dolore. Ma, se vengo ferito nel mio orgoglio, non è detto che debba soffrire – la reazione è controllabile.
Se però vado al di là della mente, non c’è più nessuna sofferenza. La mia mente magari soffre, ma io sono al di là di questa sofferenza e la osservo come guarderei la sofferenza di un altro.
C’è dunque un enorme vantaggio nell’osservare la propria mente: mentre osservo mi sposto in un luogo di calma e di pace. Non mi identifico in maniera automatica con i contenuti della mente. E creo un centro distaccato, oltre le tragicommedie del mondo.
È così che a poco a poco ci si pone al di là.

2 commenti:

  1. Gentile Lamparelli,
    ponendosi oltre le tragicommedie del mondo, non si abdica alla potenzialità cocreatrice dell'individuo, di cui Lei ha parlato in post precedenti? Oppure, è proprio l'assunzione del ruolo del Testimone che ci consente di attingere a quella suprema consapevolezza, illuminando così lo svolgimento delle tragicomiche incombenze quotidiane? Grazie...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ponendosi oltre le tragicommedie del mondo, si giunge all'Origine di ciò che le ha create e si può assumerne il ruolo "co-creativo" e correttivo.

      Elimina