Ricordiamoci
che non esistono solo religioni che esaltano il potere redentore della
sofferenza. Ma che esistono anche religioni che esaltano il potere redentore e
illuminante della gioia.
Nel Tantra per esempio troviamo il
seguente esercizio: "Quando provi il piacere dell'orgasmo, realizza che
quel piacere è la beatitudine divina. Hai trasceso ogni pensiero e ti sei
svuotato. Tu sei il dio e lei è la dea. E la beatitudine nasce dall'unione
degli opposti". E ancora: "Guarda con amore la persona che ami.
Rimani fermo in quell'amore. Lì c'è la luce".
Similmente in una Upanishad troviamo il
seguente paragone: "Come tra le braccia della donna amata un uomo non si
ricorda più né del mondo interiore né del mondo esteriore, così questo essere,
abbracciato dallo Spirito, non pensa più né al mondo esteriore né al mondo
esteriore; e trova la condizione beata in cui ogni desiderio è colmato, dove
sono finite tutte le ansie e tutti i dolori".
Come si vede, siamo lontani dalla
concezione penitenziale e repressiva di tante religioni, e si sostiene
chiaramente che la gioia e il piacere avvicinano al Divino.
In effetti è molto più facile percepire
il Divino quando si è gioiosi e felici che quando si soffre e si è disperati.
La grande sofferenza abbruttisce anche lo spirito.
L'antica saggezza orientale aveva già
capito tutto. Utilizzare gli stati d'animo piacevoli per farne esperienze
spirituali.
Diceva
Joseph Campbell: “Seguite la vostra beatitudine e l’universo vi aprirà porte là
dove prima c’erano soltanto muri.”
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